giovedì 19 settembre 2013

NATUR UND KUNST oder SATURN UND JUPITER (F. Hoelderlin, 1801-1802)

Grafici della congiunzione planetaria Giove-Saturno del 1801-1802 nella costellazione del Leone.
Hoelderlin ne parla pressochè esplicitamente sia nella sua produzione poetica di quel periodo che
nelle due famose lettere a Boehlendorff del 4 dicembre 1801 e del 2 dicembre 1802.

Du waltest hoch am Tag und es bluehet dein         /        Regni alto nel giorno e la tua legge
Gesez, du haelst die Waage, Saturnus Sohn! / fiorisce, e reggi la bilancia, figlio di Saturno!
Und theilst die Loos' und ruhest froh im   /       e le sorti spartisci e lieto posi nella gloria
Ruhm der unsterblichen Herrscherkuenste. /    delle immortali arti del dominio.

Doch in den Abgrund, sagen die Saenger sich, /  Ma nell'abisso, si dicono i cantori,
Habst du den alten Vater, den eignen, einst /     il vecchio padre, il tuo proprio, bandisti
Verwiesen und es jammre drunten,       /            e laggiù, dove con ragione prima
Da, wo die Wilden vor dir mit Recht sind,  /     di te stanno i selvaggi, da molto langue

Schuldlos der Gott der goldenen Zeit schon laengst    /    il dio innocente dell'età dell'oro:
Einst muehelos und groesser, wie du, wenn schon /senza  fatica e più grande di te, seppure
Er kein Gebot aussprach und ihn der     /                mai pronunciò un comando e nessuno
Sterblichen keiner mit Nahmen nannte.      /        tra i mortali lo chiamò per nome.

Herab denn oder schaeme des Danks dich nicht!      /      Giù dunque o non vergognarti di
ringraziare!
Und willst du bleiben, diene dem Aelteren,     /  e se vuoi rimanere, servi il più vecchio,
Und goenn es ihm, dass ihn vor Allen,     /              e a lui concedi che prima di tutti,
Goetter und Menschen, der Saenger nenne!     /      dèi e uomini, lo nomini il cantore.

[Denn wie aus dem Gewoelke dein Blitz, so koemmt/Poiché come dalla nube la tua folgore,
Von ihm, was dein ist, siehe! So zeugt von ihm  / così viene da lui quel che è tuo, guarda!
Was du mir sagst, und aus den alten     /      così di lui testimonia ciò che ordini, e dalla
Freuden ist jegliche Macht erwachsen.]   /    pace di Saturno ogni potenza è cresciuta.

Und hab' ich erst am Herzen Lebendiges      /     E se per primo ho nel cuore sentito
Gefuehlt und daemmert, was du gestaltetest, / il vivente e albeggia ciò che tu formasti,
Und war in ihrer Wiege mir, in     /                   e se nella sua culla il mutevole
Wonne die wandelnde Zeit entschlafen,    /       tempo voluttuosamente si assopisce,

Dann hoer' ich dich, Kronion! und kenne dich,    /     Allora ti odo, Cronio! e in te conosco 
Den weisen Meister, welcher, wie wir, ein Sohn    /   il maestro saggio che, come noi, figlio
Der Zeit, Geseze giebt und, was die     /                 del tempo, dà leggi e, quanto
Heilige Daemmerung birgt, verkuendet.      /         il sacro crepuscolo nasconde, annuncia.


[da: Friedrich Hoelderlin, Poesie, introd., scelta e trad. di Luca Crescenzi, BUR-Poesia, 2009]

mercoledì 4 settembre 2013

Wer achtet SEIN? Ecco la mia traduzione della poesia "AUF EINE LAMPE" di Eduard Moerike (1804-75)

 
Vi è nella letteratura tedesca una poesia dello svevo Eduard Moerike (1804-1875) famosa per essere stata al centro di una famosa controversia relativamente all'interpretazione di un verbo ('scheint') del suo ultimo verso. A questo dibattito hanno partecipato dapprima Heidegger ed il grande filologo svizzero Emil Staiger (1908-87), poi il filologo romanzo austriaco Leo Spitzer (1887-1960) ed altri.
 
Poiché ho visto che su questa famosa lampada è previsto un intervento anche al prossimo convegno congiunto della Heidegger-Gesellschaft e della Hoelderlin-Gesellschaft in programma a Tubinga in novembre e poiché credo di sapere bene di quale lampada Moerike parli nella sua poesia,ho voluto cimentarmi anch'io nella traduzione in italiano della stessa. Vediamo prima il testo tedesco poi direttamente la mia traduzione. 
Auf eine Lampe
Noch unverrueckt, o schoene Lampe, schmueckest du,
An leichten Ketten zierlich aufgehangen hier,
Die Decke des nun fast vergessnen Lustgemachs.
Auf deiner weissen Marmorschale, deren Rand
Der Efeukranz von goldengruenem Erz umflicht,
Schlingt froelich eine Kinderschar den Ringelreih'n.
Wie reizend alles! lachend, und ein sanfter Geist
Des Ernstes doch ergossen um die ganze Form-
Ein Kunstgebild der echten Art. Wer achtet sein? 
Was aber schoen ist, selig scheint es in ihm selbst.


Grafici rel. alla cong. Giove-Saturno del 1841-1842
nella costellazione del Sagittario


 
Ad una lampada
Di nuovo regolarmente, o bella lampada, orni tu
- ad essa esilmente appesa con leggere catene -
la volta dell'affascinante sala ora quasi dimenticata.
Sul tuo bianco marmoreo paralume, il cui bordo
la corona d'edera decora di metallo verde-oro,
allegramente un gruppo di bambini avviluppa il girotondo.
Che attraente il tutto! ridente, e tuttavia un mite spirito
di solennità promana dall'intera forma-
Un'autentica opera d'arte. Chi bada all'essere?
Ma ciò che è bello ri-splende beato in sé stesso. 
 
 Poiché ogni traduzione è inevitabilmente anche un'interpretazione, affermo esplicitamente che di questa poesia io do una seinsgeschichtliche Interpretation , in accordo con la tacita interpretazione di Heidegger, e preciso inoltre che Moerike deve averla scritta poco prima dei suoi quarant'anni - d'intesa o su sollecitazione/ispirazione del vecchio Hoelderlin/ Scardanelli, ormai prossimo alla fine (7 giugno 1843). La lampada di cui Moerike parla in questa poesia è la congiunzione Giove-Saturno che avvenne a cavallo degli anni 1841-1842 nella costellazione del Sagittario (cfr. grafici sovrastanti). Nella storia dell'essere, questa congiunzione del 1842 da oggi potremmo anche chiamarla lampada di Scardanelli oppure lampada di Moerike.