lunedì 28 marzo 2011

Three years ago, in these last March days ...

... I was in Liverpool partecipating to the U.K. Classical Association Annual Conference 2008, which took place there on the occasion of the nomination of Liverpool as European Capital of Culture (ECoC) 2008.

It has been there - at the University of Liverpool  in the period March 27th-30th - that the two posters with my astronomical interpretation of the miths of the phoenix and of the unicorn have been exibited for the first time. That's why since then I began to call them in my writings "the Liverpool posters".
I would like also to state here that some days before going to Liverpool I deposited copies of the posters in the British Library of London.

Other copies of the posters are kept in Berlin, at the Dept. of Philology of the Humboldt-Universitaet, where at the end of August 2009 - on the occasion of the F.I.E.C. (Federation International des Associations d'Etudes Classiques) Kongress - I presented a paper with the title "Phoenix and Monokeros were allegories of Jupiter-Saturn conjunctions". That's why I sometime call the posters also "Liverpool-Berlin posters".

martedì 22 marzo 2011

Wozu dichter? A che, a che scopo poeti?

Riordinando la montagna, anzi l'altopiano, di libri che sono sulla mia scrivania grande, mi è tornato tra le mani Holzwege, cioè Sentieri erranti nella selva (ed. Bompiani, II ed., 2006), una raccolta di saggi - ora 5° volume della GesamtAusgabe - scritti da Heidegger nel periodo 1935-1946, raccolta pubblicata nel 1950.  E' un volume che ho comperato già da parecchi mesi, in uno degli Arion Days in cui questa catena libraria di Roma vende al 25% di sconto, ma che finora - preso da tante altre questioni - non avevo neppure aperto.
Scorrendo l'indice mi è capitato sotto gli occhi e mi ha incuriosito Wozu dichter? del 1946, qui tradotto (p. 317) con A che poeti?, un saggio che finora avevo sempre tralasciato e che invece ho scoperto ora essere un lavoro esegetico di Heidegger tutto dedicato alla poesia di Rilke (anzi principalmente di Rilke ma anche di Hoelderlin). Questa cosa mi ha sorpreso non poco, perchè - come sa bene chi mi segue già da tempo - di R. M. Rilke io ho già pubblicato qui varie poesie, ritenendole .. come dire .. poesie esoteriche, in qualche modo legate alla tematica di fondo di questo blog, la storia dell'Essere ovvero la Seins-
geschichte: mi sovvengono ora almeno le due sull'unicorno (Einhorn) più quella (Sieh den Himmel) ove si parla della 'sternische Verbindung' e si constata che a volte ' i due sono una sola cosa'. Il fatto di scoprire ora che l'ermetico Martino della Foresta nera ha dedicato un saggio di 62 pagine a poesie di Rilke (che, detto per inciso, NON sono quelle che hanno finora attirato la mia attenzione), .. beh .. questo fatto mi riempie di orgoglio e mi conferma nell'intuizione precedentemente avuta che Rilke è inserito a pieno titolo in quella catena di letterati tedeschi o di lingua tedesca (ma non solo) che esotericamente hanno tramandato in Europa, a cavallo del cambio di secolo e nei primi decenni del XX secolo, magari con qualche imprecisione sui particolari astroNomici della faccenda, i fondamenti della storia dell'Essere.

Scorrendo velocemente queste 62 pagine, un brano di Heidegger mi ha colpito, questo (p. 325):

"Non siamo preparati all'interpretazione delle Elegie e dei Sonetti [di Rilke]; infatti la regione da cui essi eloquiano non è stata ancora sufficientemente pensata, nella sua costituzione e unità metafisica, sulla base dell'essenza della metafisica. Pensare così tale regione resta difficile per due motivi. In primo luogo, perchè lingo la strada onto-storico-destinale la poesia di Rilke rimane dietro, per rango e per luogo di stanza, rispetto a Hoelderlin. In secondo luogo, perchè noi conosciamo a mala pena l'essenza della metafisica e siamo inesperti nel dire dell'Essere".

Se sul confronto Hoelderlin-Rilke potrei forse anche convenire (diversamente dal primo poeta Rilke non potè avere, nella sua breve vita, l'ispirazione legata all'esperienza diretta della fenice: ecco perchè - forse - scrisse più spesso di unicorni), è l'ultima frase di Heidegger ("In secondo luogo, ..) a suscitarmi qualche problema. Nel senso che da questa frase, scritta nel 1946 (quindi mentre la Germania era una distesa di macerie occupata da 4 eserciti vincitori), non si capisce bene se - come si dice a Roma - Heidegger c'è o ci fa ... da limitato conoscitore dell'essenza astronomica della metafisica e da inesperto dicitore delle problematiche del Sein/Seyn. Sul fatto che se non inesperto sia stato comunque un dicitore molto reticente ed ermetico dell'Essere, su ciò si può senz'altro convenire. Invece se abbia conosciuto a malapena o in dettaglio l'essenza della metafisica, questa questione la lascerei ancora aperta, anche se mi piace ricordare che alla sua baita di  Todtnauberg ricevette anche visite di fisici famosi.

domenica 13 marzo 2011

C'ero anch'io ieri a Piazza del Popolo ...

... in mezzo a quelle centinaia di migliaia di persone che davano vita a quella bella giornata patriottica e democratica a sostegno della scuola pubblica e della Costituzione.
Il corteo ha preso le mosse alle 14 da piazza della Repubblica, vicino alla stazione Termini, ove si trova la
fontana dell'Esedra ed anche (Terme di Diocleziano trasformate) la Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri, quella ove hanno luogo i funerali solenni (ad esempio dei militari caduti all'estero).   Il percorso prevedeva Largo S. Susanna, discesa per via e piazza Barberini, su per via Sistina, via Trinità dei Monti e poi giù per i tornanti del Pincio fino a piazza del Popolo. Il corteo - cui partecipavano anche molte famiglie con bambini piccoli - era molto allegro e variopinto, con numerosi striscioni, fantasiosi cartelli, .. e moltissime, un numero enorme di bandiere italiane di ogni dimensione. Molte persone, anche di una certa età e decisamente anziane, si erano addirittura avvolte nel tricolore. Non si sono viste nè bandiere nè contrassegni di alcun partito o associazione politica o sindacale, salvo uno striscione dell'ANPI cui faceva da contraltare uno striscione di 'partigiani della conoscenza' firmato dai giovani di Futuro e Libertà.
Dei molti interventi (Ottavia Piccolo, Monica Guerritore, il magistrato Ingroia di Palermo, professori e studenti della scuola pubblica, ricercatori, ...) e letture di articoli della carta dei principi, tutti salutati con applausi e sbandieramenti, particolarmente interessante è stato quello di un comico romano (di cui ora non ricordo il nome), che - seriamente ma briosamente - ha ricordato quanto la Costituzione attuale abbia tratto spunto dalla Costituzione della Repubblica romana, per la quale combatterono e morirono moltissimi giovani patrioti provenienti da tutta Italia. Tra i momenti musicali c'è stata anche l'esecuzione del Va' pensiero dal coro del Nabucco, così giusto per ricordare ai leghisti l'italianità della musica di Verdi. Salutati da vere e proprie ovazioni e vivaci sbandieramenti sono stati anche i due interventi di Roberto Vecchioni (prof di latino e greco, ho scoperto), che ha cantato prima Chiamami ancora amore e poi la toccante - sia per la musica che per le parole - Sogna ragazzo sogna.
A questo punto per esigenze di rientro abbiamo purtroppo dovuto lasciare la piazza, comunque contenti di aver partecipato ad un bel pomeriggio di rievocazioni risorgimentali e patriottiche e di impegno democratico in difesa della scuola pubblica e della Costituzione, il tutto nello spirito dell'ormai prossimo (giovedì)  150° compleanno della nostra Nazione.

venerdì 11 marzo 2011

"Con il cuore in gola", spunti dal blog di Gianni Vattimo

Con piacere ho scoperto stamattina il blog di Vattimo, blog che utilizza la mia stessa piattaforma (blogspot.com). Ci son rimasto un bel po', ho letto parecchie pagine, visionato qualche video e scaricati tre post/articoli che, in ordine di data, sono:

- Impegno e ritorno all'ordine (su G. Jervis), del 7 agosto 2009;
- La vocazione nichilistica dell'essere, del 9 febbraio 2010 ed infine
- Sul sentiero dei filosofi, due virgole cambiano tutto, del 24 agosto 2010.

Da questo ultimo articolo apprendo che sono passati ormai una quarantina di anni da quando - nel 1961 e 1963 - il filosofo incominciò a recarsi in Germania, ad Heidelberg, per approfondire la cultura tedesca per la quale era "affetto da una ammirazione quasi patologica" : "quando apro Hoelderlin provo una sorta di emozione fisica, il cuore in gola di chi si accosta a un sancta sanctorum."

Del secondo articolo mi ha colpito un brano che mi ha fatto pensare che Vattimo, forse per il fatto che sta "sempre ancora con il mio cuore in gola appena avvicino la lingua di Hoelderlin e di Heidegger", non ha compreso fino in fondo Heidegger, cioè i suoi riferimenti alla storia dell'essere (Seinsgeschichte) ed alla sua natura. Scrive Vattimo sul suo blog il 9.2.2010:
"Heidegger parla molto spesso di storia dell'essere. Cosa diavolo è la storia dell'essere? Non può se non vuol essere una affermazione metafisica questa, non si può parlare di storia dell'essere come se questo genitivo dell'essere fosse solo un genitivo soggettivo, cioè, c'è l'essere il quale ha una storia, l'essere è lì e appare ora nella forma lì ora nella forma lì, ma questo, come ho accennato prima, è ancora una maniera metafisica di considerarlo: l'essere non c'è lì, l'essere è insieme il soggetto e l'oggetto della sua storia, cioè l'essere è ciò che storicamente si dà come essere, non è che noi allora, quando oltrepassiamo una metafisica abbiamo scoperto la vera natura dell'essere, rispondiamo soltanto ad un nuovo modo di darsi dello stesso essere. Questi anelli di ragionamento sono molto conseguenti in Heidegger: o pensiamo metafisicamente, o cerchiamo di pensare in modo ultrametafisico. Se cerchiamo di pensare in modo ultrametafisico non possiamo dire che abbiamo scoperto la vera natura dell'essere, dobbiamo figurare la situazione del nostro pensiero come testimonianza, come risposta, come ricezione di un nuovo modo di darsi dell'essere che non è più quello della metafisica. Questo è almeno ciò che Heidegger ci ha insegnato."

Se qualche affermazione di questo brano è condivisibile ("l'essere è insieme il soggetto e l'oggetto della sua storia, cioè l'essere è ciò che storicamente si dà come essere"), altre non lo sono del tutto, come ad esempio:
-"Non è che noi.. quando oltrepassiamo una metafisica abbiamo scoperto la vera natura dell'essere" e
"Se cerchiamo di pensare in modo ultrametafisico non possiamo dire che abbiamo scoperto la vera natura dell'essere".

Certo non è automatico - in generale - che si consegua (che tutti conseguano) questo obiettivo, anche se è vero - secondo me - che l' 'oltrepassamento' della metafisica (Ueberwindung der Metaphysik) che Heidegger si era inizialmente proposto di fare con Essere e tempo andava proprio nella direzione della scoperta e della rivelazione della vera natura dell'essere, natura della quale Heidegger aveva saputo/intuito qualcosa. Ma i tempi erano quelli che erano e Nietzsche (che aveva rovesciato il platonismo) era già stato 'santificato' come precursore del nazismo. Impegnato ad approfondire la nietzscheana metafisica della volontà di potenza, annotava Heidegger verso il 1941:

"Che cosa 'è' l'essere? Possiamo, all' 'essere', domandare che cosa esso sia? L'essere rimane non interrogato e inteso come ovvio e quindi non pensato. Esso si tiene in una verità da lungo tempo dimenticata e senza fondamento (grundlos)."
[brano XIV di Oltrepassamento della metafisica, in Saggi e discorsi, p. 55]

Di tutte queste cose mi piacerebbe discutere con il prof. Vattimo (che non so se è tra i lettori di questo mio blog), ecco perchè cercherò presto di contattarlo.

venerdì 4 marzo 2011

Sein und Zeit: Erster Teil - Dritter Abschnitt

Con un amico stamattina son tornato, dopo un po' di tempo, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma che è veramente imponente. Espletate alcune formalità per il rinnovo della tessera/card che era in scadenza, grazie alla cortesia ed efficienza del personale ho ottenuto rapidamente - e preso in prestito - quel che cercavo:

Biondi Graziano
La ricerca di Heidegger sulla temporalità. Un'ipotesi sul contenuto e i temi della terza sezione della prima parte di Essere e tempo.
Guerini e associati, Napoli-Milano, 1998

Son proprio curioso, io che una mia idea al riguardo già ce l'ho (e l'ho già anche scritta qui sul blog), di vedere cosa Biondi ipotizza su quel Dritter Abschnitt della Prima Parte che avrebbe dovuto portare il titolo 3. Zeit und Sein, ma che non vide mai la luce.

mercoledì 2 marzo 2011

Il santo e l'unicorno - Der Heilige und das Einhorn

Che Rainer Maria Rilke (Praga 1875 - Valmont 1926) dovesse essere annoverato tra i letterati e i filosofi di lingua tedesca che nei primi decenni del XX secolo furono sensibili e responsivi ai cenni e alla storia dell'essere, ciò mi era già abbastanza chiaro - cioè l'avevo già intuito - quando pubblicai e commentai qui sul blog due dei suoi Sonetti a Orfeo, precisamente Sieh den Himmel (quello sullo 'sternische Verbindung') e O dieses ist das Tier (sull'unicorno).

Me ne convinco ancor di più ora che ho trovato un'altra sua poesia sull'unicorno, intitolata precisamente Das Einhorn (appunto L'unicorno), contenuta nella raccolta Neue Gedichte-Erster Teil  (pubblicata a dicembre del 1907) e che ora riporto:

Das Einhorn

Der Heilige hob das Haupt, und das Gebet
fiel wie ein Helm zurueck von seinem Haupte:
denn lautlos nahte sich das Niegeglaubte,
das weisse Tier, das wie eine geraubte
huelflose Hindin mit den Augen fleht.

Der Beine elfenbeinernes Gestell
bewegte sich in leichten Gleichgewichten,
ein weisser Glanz glitt selig durch das Fell,
und auf der Tierstirn, auf der stillen, lichten,
stand, wie ein Turm im Mond, das Horn so hell,
und jeder Schritt geschah, es aufzurichten.

Das Maul mit seinem rosagrauen Flaum
war leicht gerafft, so dass ein wenig Weiss
(weisser als alles) von den Zaehnen glaenzte;
die Nuestern nahmen auf und lechzten leis.
Doch seine Blicke, die kein Ding begrenzte,
warfen sich Bilder in den Raum
und schlossen einen blauen Sagenkreis.

Si tratta, come si vede, di un poetico sforzo di rendere vivo e pulsante quel mitico animale, quell'essere che non esiste come vero animale (O dieses ist das Tier, das es nicht gibt dice Rilke stesso nell'altro sonetto), das Niegeglaubte, che pure - così silenziosamente - si era avvicinato  al santo in preghiera (prima strofa).