domenica 28 novembre 2010

Who reads me in the Silicon Valley ?

Among the 13 American states from where this blog was read in the last six months California occupates the first place, followed by New York, Michigan, Virginia, Massachussets, Lousiana, Maryland, Pennsylvania, Colorado, North Carolina, Illinois, Ohio and Georgia.

Mountain View, one of the principal cities that make up the so-said Silicon Valley, a town with a total
population of about 70 thousand, is the californian place where this blog is read more. In Mountain View are headquartered a lot of high technology companies (for instance Google, Microsoft, Symantec, Synopsys, ...) but - as far as I know - no historical or philosophical or religious institutions. That's why I'm trying to understand who reads me in Mountain View.
Anyway to promote a better understanding of the new hermeneutical (historical & philosophical) paradigm I'm proposing, I'm going to donate a copy of my book Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana (that is Jupiter-Saturn conjunctions and judaic-christian history), ISBN 889006630X, to the Mountain View Public Library.

mercoledì 24 novembre 2010

Moto retrogrado e peccato originale


Il moto retrogrado dei pianeti esterni all'orbita terrestre è quel fenomeno (apparente sappiamo oggi) che si
verifica quando la nostra Terra - su cui siamo noi osservatori - 'sorpassa' Marte o Giove o Saturno (pensiamo per ora solo ai pianeti visibili ad occhio nudo), cioè quando essa Terra attraversa la semiretta Sole-pianeta. Quando ciò si verifica, osservando il pianeta sera dopo sera, si noterà dapprima che esso si muove entro la fascia zodiacale delle costellazioni (stelle fisse) da ovest verso est, poi che - stranamente - sembra fermarsi rispetto alle stelle retrostanti e addirittura tornare indietro verso ovest (fase di moto retrogrado), poi sembrerà fermarsi di nuovo ed infine riprenderà il suo corso normale verso est (moto progressivo). La traiettoria apparente/fenomenica/empirica del pianeta osservato risulterà complessivamente avere la forma di una specie di esse 'S' (grafico qui sopra a sinistra) oppure, caso più raro, anche quello di un 'cappio' (come si vede qui sotto), il 'cappio' del diavolo ovvero il 'laccio del Maligno' di cui parla s. Paolo (2Tim 2,26).

L'entità di questo ritorno indietro in longitudine nel momento del sorpasso dipende naturalmente dalla distanza del pianeta da Terra: più il pianeta è vicino, maggiore sarà l'ampiezza di questa oscillazione (Schwingung in teutonico). Essa risulta infatti circa 17° per Marte, circa 10° per Giove e circa 7° per il più lontano Saturno (El).


Bene. Questa cosa che a noi moderni - convinti della struttura eliocentrica del sistema planetario solare - sembra oggi del tutto ovvia e naturale (vedi spiegazione grafica ora dietro al titolo), appariva invece agli antichi - convinti che la Terra fosse al centro di tutto il cosmo - altamente dissonante da un punto di vista cognitivo, perchè i due punti di apparente stazionarietà (punti 3 e 5 del grafico, punti di 'morte' del moto, pianeta fermo) con la intermedia fase di moto retrogrado introducevano una contraddizione, un difetto, una pecca in un meccanismo, un disegno, un progetto che sarebbe sembrato altrimenti perfetto.

Una cosa del genere non poteva naturalmente far parte dell' 'intelligent design' di un divino creatore, le cose dovevano essere in realtà diverse, e se Dio aveva posto l'Uomo in un punto, su un pianeta, da dove vedeva cose distorte ed impossibili, strane, dove oltretutto sperimentava problemi di tutti i tipi (fame, malattie, male, ...), ciò non poteva che essere dovuto al fatto che Egli era stato cacciato da un luogo beato, pacifico e tranquillo, il Paradiso, dove poteva godere della corretta vista su tutto il creato, regno dei cieli (sistema planetario) incluso, per sue mancanze, per suoi peccati, per avere - Lui e la sua compagna - contravvenuto ai comandamenti divini, soprattutto a quello di non mangiare il frutto dell'albero della conoscenza.

La trovata teologica della tradizione ebraica e cristiana (non so ancora se il concetto di peccato originale è presente anche nell'islam) è stata insomma quella di convincere l'Uomo, di dire all'umanità, che era colpa sua di tutto quel che non andava come desiderato e come atteso, sia sulla Terra che in cielo, nei moti planetari. Ecco il peccato originale, la cacciata dal Paradiso, la conseguente caduta sulla Terra, l'inevitabile cambiamento del punto di vista (ovvero della prospettiva delle visuali). Siamo con ciò proprio al  prospettivismo, per dirla niccianamente. Ma questa è già un'altra storia, più moderna.

lunedì 15 novembre 2010

Esoterico ed essoterico secondo Nietzsche

Nel
leggere Al di là del bene e del male (ed. Newton Compton, Roma 1993), per prepararmi un po' agli incontri ed alle conferenze del Seminario Permanente Nietzscheano (SPN) in programma nei prossimi giorni a Bologna, mi sono imbattuto in un brano sull'esoterismo che mi sembra molto significativo perchè mi conferma nelle intuizioni sull'opera di Nietzsche, ma anche di Heidegger, che ho già da lungo tempo espresso anche qui e che sono in sostanza all'origine della nascita di questo blog. Si tratta della parte iniziale del brano n. 30 della Parte seconda, ove Nietzsche scrive:

"Le nostre massime conoscenze suonano necessariamente come follia ( - e lo debbono -), e in alcune circostanze come delitti, se giungono in modo illecito all'orecchio di coloro che non vi sono adatti o predestinati. L'essoterico e l'esoterico, come si distinguevano dal punto di vista filosofico presso gli Indiani, i

Greci, i Persiani e i mussulmani, in breve ovunque si credeva nella gerarchia e non nell'uguaglianza e nella parità dei diritti, - non si differenziano l'uno dall'altro perchè l'essoterico sta al di fuori e vede, valuta, misura, giudica dall'esterno e non dall'interno: l'essenziale è che egli (l'essoterico) vede le cose dal basso - mentre l'esoterico dall'alto! ..."  [Nietzsche, JGB, II,30]

Questa frase a me ha richiamato immediatamente il versetto del vangelo di Giovanni (Gv 3,3) che ho riportato dieci anni fa nella quarta pagina di copertina del mio saggio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana per commentare l'immagine della prima di copertina (quella che vedete qui a destra) . E' il brano del dialogo notturno ove Gesù insistendo dice a Nicodemo che "... se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio." ovvero entrare il esso, capirlo, secondo la mia interpretazione.

Strano.. eh, che l'anticristiano filosofo Nietzsche usi espressioni così assonanti con analoghe espressioni del quarto vangelo. La spiegazione è che stanno parlando della stessa cosa, cioè di moti planetari che visti dal basso, cioè da qui, da Terra, mostrano comportamenti strani ed ingannevoli. Moti che per essere spiegati compiutamente, senza che permangano residue ambiguità, hanno bisogno di essere 'visti' dall'alto, dalla normale (perpendicolare) al piano dell'eclittica, cioè al piano dell'orbita terrestre che è poi _quasi_ coincidente con il piano orbitale di tutti gli altri pianeti visibili ad occhio nudo (fino a Saturno).

Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio che le cose stiano effettivamente così come detto, bene costui o costei dovrebbe solo riflettere sull' evento di astronomia planetaria che nel 1881 costituì la chiamata di Nietzsche alla profezia. Si tratta della congiunzione Giove-Saturno singola e meridiana che ebbe luogo il 18 aprile di quell'anno al confine tra la costellazione dei Pesci e quella dell'Ariete, congiunzione che N. osservò da Genova prima del momento culminante, da Sils-Maria dopo, quella i cui grafici potete vedere qui
a sinistra. E' questo lo spartiacque nella vita e nel modo di scrivere, cioè nelle opere di Nietzsche, l'evento che trasformò il malaticcio filologo pensionato nel baldo, presuntuoso ed arrogante profeta zoroastriano.

giovedì 4 novembre 2010

Attesa e kairos

Leggendo la parte nona di Al di là del bene e del male di F. Nietzsche mi sono imbattuto in un brano, il n. 274, che - sia per titolo che per il contenuto - mi pare pertinente sia ad alcune tema-
tiche trattate in questo blog (Kairos, cairoticità, ..) che al particolare momento che vive il nostro Paese. Volevo pertanto proporvene la lettura:

Il problema di coloro che attendono. -- Sono necessari dei casi fortunati e un gran numero di cose imprevedibili, perchè un uomo superiore nel quale dorme la soluzione di un problema, riesca ad agire nel momento giusto - 'all' esplosione', come si potrebbe dire. Ciò di solito non avviene, e in ogni angolo della terra siedono coloro che attendono, che a fatica sanno fino a che punto aspettano, ma ancor meno che aspettano invano. Talvolta anche la sveglia giunge troppo tardi, quel caso che dà il 'permesso' di agire, quando la migliore giovinezza e la forza per agire è già consumata dallo starsene seduti in silenzio; e quanti, appunto, non appena 'balzarono in piedi', sentirono con terrore intorpidite le loro membra e già pesante il loro spirito? "E' troppo tardi" - si dissero senza più fiducia in sé e ormai inutili per sempre. Il 'Raffaello senza mani', prendendo il termine nel suo senso più ampio, dovrebbe forse essere nel regno del genio non l'eccezione ma la regola? - Il genio forse non è affatto così raro: ma lo sono le cinquecento mani di cui egli ha bisogno per tiranneggiare il kairos, per afferrare il caso per i capelli!   [F.Nietzsche, Al di là del bene e del male, IX, 274, Opere 1882-1895, Newton ed., p. 553]

martedì 2 novembre 2010

Redating Paul


Discutendosi recentemente in un newsgroup dell'apostolo Paolo, della sua esistenza o meno, della autenticità delle sue Lettere, di Marcione e di simili tematiche, sono andato a rileggermi qualcosa sull'ultimo apostolo, su quel che avevo già scritto di lui negli anni passati e ad effettuare alcune nuove verifiche con il mio software astroNomico. Sempre, beninteso, nel quadro del nuovo paradig-
ma ermeneutico storico-filosofico-religioso.

Bene. Ciò fatto, mi sono non solo confermato della reale esistenza di Paolo di Tarso e dell'autenticità della sua Lettera ai Galati (che del resto proprio nessuno pone in discussione, insieme a Romani e a 1- e 2-), ma sono ora anche in grado di precisare alcune date della cronologia paolina negli anni che vanno dal 35 al 54.


 Omettendo per maggior chiarezza la parte tecnico-astronomica della questione, legata al fenomeno ed al noumeno della fenice del 34-35 (Tacito, Annali 6, 28) di cui ho parlato anche nell'articolo precedente, io posso datare alle ore intorno al mezzogiorno di uno dei giorni intorno al 24 agosto del 35 l'evento di Damasco (qualunque sia la località da intendersi per Damasco); era dunque una giornata estiva di pieno sole, un sole palestinese accecante se uno si azzardava - come Paolo fece - a guardare nella sua direzione.

A questo punto, dice Paolo in Gal 1,16-19, "subito, senza consultare nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa[Pietro], e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessuno altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. ..".

E' chiaro da questi passi autobiografici che il primo incontro di Paolo a Gerusalemme con Pietro e Giacomo si svolse nei primi mesi del 39, diciamo per fissare le idee a primavera del 39.
"Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia" dice sempre Paolo in Gal 1,21 ed in Gal2,1-2: "Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: vi andai però in seguito ad una rivelazione." Diciamo che Paolo torna a Gerusalemme, di nuovo a confronto con
le 'colonne' del movimento cristiano, circa quattordici anni e mezzo dopo l'incontro precedente e cioè verso la fine del 53, primi mesi del 54.

E' opportuno a questo punto ricordare (e proprio a ciò può alludere la rivelazione di cui parla Paolo in Gal 2,2) che proprio in quel momento stava preparandosi una nuova congiunzione Giove-Saturno, quella singola che - a circa sessant'anni (59,6) dalla G-S tripla della seconda metà del 7 a.C. - era di nuovo nella costellazione dei Pesci. Questa congiunzione, invisibile nel momento culminante, avvenne il 26 marzo del 54 (si vedano il grafico qui sopra) e 1°6'31" fu la distanza angolare residua tra i due pianeti.

Paolo non scelse dunque un momento a caso per recarsi a Gerusalemme insieme a Barnaba e Tito per conferire con il gruppo dirigente del movimento: andò invece proprio nel momento in cui stava preparandosi una nuova 'visita' della Presenza divina (Shekinah) al suo popolo, secondo le antiche convinzioni teofaniche giudaiche. E' quindi assai probabile che in questo incontro al vertice non si sia parlato solo di circoncisione si o no, oppure di chi evangelizzava i circoncisi (Pietro) e chi i non circoncisi (Paolo): la visita dev'essere stata anche l'occasione per Paolo di dimostrare definitivamente alle 'colonne' (Giacomo, Cefa-Pietro e Giovanni) che anche lui aveva piena conoscenza e consapevolezza del retroterra astroNomico cristiano e della sua fenomenologia e temporalità. Che aveva quindi pieno titolo per dirsi anche lui apostolo di Gesù Cristo.