martedì 28 settembre 2010

Severino e le oscillazioni

Stasera volevo lasciarvi ancora qualche impressione e qualche commento sul festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo del 17-19 settembre, in particolare sulle lezioni magistrali di Piero Coda e di E. Severino, lezione quest'ultima con cui si è chiuso - in p.za Garibaldi a Carpi - il festival di quest'anno.

Per sabato 18 settembre avevo inserito nel mio programma tutte iniziative che si svolgevano a Modena, per lo più in Piazza Grande: in mattinata la lectio magistralis di Salvatore Natoli su Il governo dell'imponderabile e nel pomeriggio quelle di Peter Sloterdijk, Metafisica dell'occasione, del teologo protestante Juergen Moltmann sulla Speranza, la nascita della libertà dalla forza della speranza, ed infine - nella Chiesa di s. Carlo - il dibattito a quattro

tra Remo Bodei, Maurizio Ferraris, Tullio Gregory e Giovanni Reale, moderato da A. Torno, su Vertigine dell'enciclopedia, l'alfabeto come ordine e come caso. A più d'uno di tutti questi relatori ho fatto dono di copie del mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana, in particolare - parlando in tedesco - a Jurgen Moltmann, che ha molto apprezzato.

La domenica 19.9 è stata occupata in una piacevole passeggiata con amici per Carpi, in uno spuntino in uno dei tanti locali del centro, e - nel pomeriggio - nell'ascolto delle lezioni magistrali del teologo cattolico Piero Coda su Elezione e grazia e del prof. Emanuele Severino su Fato e libertà.
Il primo ha a lungo riflettuto su tutta una serie di concetti teologici (grazia, karis, come imprevedibile dono ed eccesso di bene, il sentirsi guardato dell'uomo dallo sguardo di Dio, s. Paolo e s. Agostino come dottori della grazia, ...) che in me evocavano continuamente sia la fenomenologia che la temporalità delle congiunzioni G-S, anche nel loro concreto accadere storico. Cosa che, nelle domande finali, ho pubblicamente fatto notare, chiedendo al prof. Coda se fosse a conoscenza della singolarità di questo fenomeno astronomico che sembra avere, che a parer mio ha tanta attinenza con tutta la storia ebraica antica, con le origini del cristianesimo e anche con la storia dell'essere, proprio quella che da Parmenide arriva fino ad Heidegger ed oltre. Alla sua risposta negativa, ho colto anche con lui l'occasione di donare una copia del mio libro, augurandomi che vi sia prima o poi una nuova occasione d'incontro e di dibattito.

Della lezione del prof. Severino la cosa che più mi ha colpito è stata la sua insistenza nel pensare/descrivere l'essere in termini esistenzialistici e nel sostenere che ogni (ess)ente, uomo incluso,  passa nel tempo dal nulla, all'essere e di nuovo al nulla, che ciò costituisce quindi una universale oscillazione essere-nulla di tutte le cose. Ha aggiunto verso la fine - e di ciò dovrebbe tenersi conto parlando di metafisica nel nostro tempo - che la differenza tra fautori della libertà (tra questi ha citato Aristotele, Erasmo, ..) e cosiddetti fatalisti (Lutero, Agostino, Calvino,..) sarebbe solo superficiale, proponendosi invece essi tutti solo di gestire l' oscillazione essere-nulla.
Devo dire francamente, con tutto il rispetto per Severino, che a me questa lezione è apparsa da un lato banale e dall'altro confusa. Sulla banalità non credo sia il caso di insistere, la confusione è legata invece alla non conoscenza ovvero all'ignoranza del tipo di oscillazioni fisiche che caratterizzano - nei suoi vari modi di essere e non essere - ed hanno sempre caratterizzato l' ente metafisico fondamentale, cioè le congiunzioni tra Giove e Saturno, dai tempi di Parmenide, Anassimandro ed Eraclito fino a quello di Nietzsche e di Heidegger: si tratta solo di oscillazioni angolari visibili nel tempo nel cielo notturno, legate agli apparenti moti planetari visti da Terra.
Anche al Prof è andata comunque una copia del mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana, che lui ha molto gradito e che spero riesca a leggere nonostante qualche concetto di fisica (cinematica rotatoria) e qualche conticino, raggruppati però in apposite appendici. Visto che, letti titolo e sottotitolo, si è incuriosito ed anche interessato a me, spero di avere - anche con lui - presto qualche occasione di incontro e di dibattito.

Ecco, questo è quanto volevo dirvi, per cui ora pubblico il post. Oggi o domani vedrò magari di aggiungere quelche foto. Grazie a tutti dell'attenzione.

venerdì 24 settembre 2010

Venerdì passato a quest'ora

Venerdì scorso, 17 settembre, a quest'ora (19.00) mi trovavo - come un paio di migliaia di altre persone - in piazza Garibaldi a Sassuolo (Modena), ad ascoltare la lezione magistrale di Massimo Cacciari sulla/e 'Possibilità', nel quadro della 'fortuna' tema del festivalfilosofia 2010 di Modena-Carpi-Sassuolo.

Sebbene l'aria fosse già fresca, il cielo coperto ed a tratti cadesse anche un po' di pioggia, per oltre un'ora nessuno si è mosso e l'attenzione è stata totale alle parole del filosofo, che sottolineava come - pur essendo
noi in definitiva gettati casualmente nel mondo e determinati da tutto quanto, in tutti gli ambiti, ci ha preceduto - tuttavia abbiamo la libertà, la scelta di assistere in certo qual modo passivamente agli eventi del nostro tempo oppure invece di partecipare attivamente, cercando di attuare tutte le nostre possibilità per co-determinare il futuro nei suoi vari ambiti sociale, culturale, politico, .. Siamo cioè 'agiti' dal passato, ma possiamo essere 'agenti' verso il futuro.

Alla fine della conferenza, attendendo pazientemente che Cacciari firmasse tutti i libri che molti gli sottoponevano per l'autografo o la dedica, ho finalmente avuto il piacere di presentarmi di persona, di ricevere una sua cordiale stretta di mano e di sentire che si ricordava benissimo del mio libro (Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana), di me e dei nostri contatti precedenti.

Sebbene avesse già entrambe le mani occupate da borsa, libri e fascicoli vari, ha accettato volentieri due miei lavori in inglese,  l'articolo di undici pagine De Seyn, deciphering Heidegger's works and philosophy at the light of Phenomenology and Temporality of Jupiter-Saturn conjunctions  inviato il 30 gennaio 2010 all' Heidegger Circle americano e l'Abstract inviato il 29.5.2010 a Naumburg, per l'inaugurazione in ottobre del Nietzsche Dokumentation  Zentrum (NDZ), dal titolo Phenomenology and Temporality of Jupiter-Saturn conjunctions shed light upon Nietzsche's 1881 'call' and upon Heidegger's Nietzsche-InterpretationSpero vivamente che se li legga quanto prima con attenzione e che ci sia presto la possibilità di parlarne insieme, a Venezia, a Roma o elsewhere.
                                                  
                                                            *   *   *

Prima del prof. Cacciari avevo ascoltato, alle 15,  l'interessante relazione su Essere e tempo del giornalista di 'Repubblica' Antonio Gnoli, al quale - nel corso del dibattito finale - avevo fatto notare che, in definitiva, in quell'opera manca proprio (come del resto lo stesso Heidegger ha ammesso) la parte che doveva dire qualcosa di quel fantomatico Essere, le cui epocali apparizioni nel corso del tempo sono tanto importanti per l'uomo e per la storia. Anche a lui ho esposto la mia tesi, già presentata qui e altrove, che il mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana possa essere considerato proprio la parte mancante di Essere e tempo, quella parte che Heidegger non seppe o volle scrivere, per la quale comunque - come lui disse - non aveva il linguaggio e forse le conoscenze giusto/e.

Ecco perchè gli ho fatto dono [come più tardi a Marcello Veneziani (che parlava - ore 21 - delle tematiche del suo libro Amor fati)] di una copia del mio libro Congiunzioni ..., che lui ha accettato molto volentieri, con la promessa di una attenta lettura.

mercoledì 22 settembre 2010

200 a. C. : l' èra è iniziata (quella dei Pesci), la situazione è grave ... ora serve un Messia !

Prima di raccontare qualcosa sul Festival della filosofia svoltosi a Modena, Carpi e Sassuolo dal 17 al 19 settembre u.s., per concludere la serie di articoli precedenti sull'èra dei Pesci volevo ricordare un po' la situazione della Palestina e del popolo giudaico all'epoca d'inizio di questo nuovo 'mese cosmico', inizio che - come abbiamo visto - avvenne intorno al 206 a.C.

Nel III secolo a.C. la Palestina - come leggiamo in E. Schuerer, Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo, vol. I, p. 193 - aveva fatto parte, con brevi intervalli, del regno ellenistico-egizio dei Tolemei. "All'inizio del secondo secolo [battaglia di Panias del 200 a.C.], tuttavia, Antioco il Grande [di Siria] fu in grado di assicurarsi il possesso durevole della Fenicia e della Palestina, e allora i Seleucidi subentrarono ai Tolemei nel dominio sul popolo giudaico."
Cultura e civiltà greca già dal tempo di Alessandro Magno avanzavano ovunque in Medioriente e naturalmente neppure la piccola Giudea poteva sottrarsi a questa continua avanzata dell'ellenismo. Fu in questo periodo che due partiti opposti sorsero all'interno della società giudaica, quello degli ellenisti e quello dei 'pii' o hasidim, essendo questi ultimi i rigidi difensori dell'antica fede giudaica.
Questi, in grande sintesi, i problematici lineamenti culturali e politici del popolo giudaico all'epoca in cui Antioco IV Epifane di Siria - re dal 175 al 164 a.C. - assunse il potere, succedendo al fratello Seleuco IV assassinato da un suo ministro. La carica ereditaria di sommo sacerdote israelita era detenuta allora dall' hasidim  Onia III, mentre capo della fazione grecofila era suo fratello Gesù o, con il nome greco che preferiva, Giasone.

Questi decenni e anni prima della vittoriosa rivolta dei Maccabei sono anche gli anni in cui un gruppo spirituale - i precursori degli Esseni di Qumran - incomincia a fare setta a sè e, guidato da un Maestro di giustizia, inizia a rielaborare la dottrina giudaica, attribuendo grande enfasi alla conoscenza - ricevuta per mezzo di rivelazione - delle giuste 'vie' del Signore (conoscenze astronomiche secondo me). Nel cosìdetto Documento di Damasco di questa comunità leggiamo:

.. Ma nel suo ricordo del patto con gli antenati [Dio] lasciò un resto ad Israele e non li abbandonò alla distruzione. E nel tempo della collera, trecento e novant'anni dopo che li aveva consegnati in mano a Nabucodonosor, re di Babilonia, egli li visitò e da Israele e da Aronne fece germogliare la radice d'una pianta destinata ad ereditare la sua terra e ad ingrassarsi con i beni del suo suolo.Ed essi compresero la loro iniquità e riconobbero di essere uomini colpevoli: erano stati come ciechi e come coloro che cercano la strada a tastoni, per vent'anni.
[da L. Moraldi (a cura di), I manoscritti di Qumran, Tea ed., Milano 1999, p. 226]

Nella mia interpretazione, questa teofania che accompagnò la nascita della 'radice coltivata' (il Maestro di giustizia), questa visita di Dio compiuta 390 anni dopo il 597 a.C. (data d'inizio dell'esilio babilonese) - quindi all'incirca nel 207 a.C. - è  la congiunzione Giove-Saturno singola della fine di giugno 205 a.C. nella costellazione dei Gemelli.

Che anche questo gruppo auspicasse l'arrivo, l'avvento di un salvatore del popolo giudaico,di un messia magari più spirituale di quello sognato/atteso dai movimenti politici (penso alla rivolta maccabaica), ciò si può comprendere leggendo un significativo ed emblematico passo degli Inni (Hodayot) di Qumran
[L. Moraldi, op. cit., p. 411]:

.. e colui che farà germogliare
il virgulto di santità
per la piantagione di verità
rimarrà nascosto,
di modo che non si penserà a lui,
non sarà conosciuto
e il suo mistero rimarrà sigillato.

A pag. 351 del suo volume citato, il prof. Moraldi ricorda che la maggioranza dei qumranisti colloca a "poco dopo l'anno 152 [a.C.]" l'epoca di composizione degli Inni di Qumran e che detta composizione è "strettamente connessa al maestro di giustizia e soprattutto con gli inizi della comunità".

Dunque ben prima di Virgilio e lontano da Roma, in quella Palestina sottomessa ora agli uni, ora agli altri, ora ad altri ancora, c'era già - (almeno) un secolo e mezzo prima del sorgere del movimento cristiano - una viva attesa per l'arrivo/avvento di un puer miracoloso o di un Messia in grado di sollevare definitivamente le sorti - per alcuni politiche, per altri spirituali - del popolo giudaico.

giovedì 16 settembre 2010

La convenzione, le coordinate e l'errore sull'inizio dell'èra dei Pesci

Vorrei fare qui una sistematizzazione a proposito dell'epoca del passaggio del punto gamma dell'equinozio di primavera dalla costellazione zodiacale dell'Ariete a quella pure zodiacale dei Pesci, passaggio dovuto come noto allo scorrimento di detto punto sull'eclittica a causa della precessione.

Nei testi che citano detto transito si dice/scrive che esso avvenne intorno al 60 a.C. ed io stesso nel mio primo e finora unico libro Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana, di dieci anni fa, lo collocavo al 55 a.C.(pp. 124-125). Ciò è in realtà errato e l'inizio della grande, anzi lunga, èra dei Pesci - nella quale ancora ci troviamo e per vari secoli ci troveremo - va anticipato di circa centocinquant'anni e correttamente collocato intorno al 206 a.C. Vediamo perchè.

Fino ai primi decenni del secolo scorso le costellazioni non avevano dei limiti, cioè dei confini, internazionalmente concordati/stabiliti ed erano identificati dalle immagini che sin dall'antichità erano state associate e sovrapposte a gruppi di stelle vicine e visibili. Le quali immagini tuttavia dall'antichità fino al 1922-30 (quando l'Unione Astronomica Internazionale decise di andare ad una definitiva convenzione per includere anche stelle non visibili ad occhio nudo e altri 'oggetti' astronomici) per le costellazioni della fascia zodiacale non erano sostanzialmente mai cambiate.

Mentre gli antichi atlanti stellari riportavano inizialmente le sole coordinate eclittiche (come il catalogo stellare di Tolomeo), poi - dal tempo di Tycho Brahe in poi - un doppio sistema di coordinate, quelle eclittiche e quelle equatoriali (cfr. figura a lato), la convenzione IAU 1930 stabilì i confini tra costellazioni con linee spezzate definite nelle sole coordinate equatoriali, cioè Ascensione retta e Declinazione (cfr. figure in basso). Ciò per comodità di
puntamento dei telescopi e per la maggiore semplicità degli algoritmi di calcolo e delle tecnologie di inseguimento (tracking) degli 'oggetti' celesti.

Quel che è avvenuto nel cambio di punto di vista, cioè del sistema di coordinate, nella rotazione del quadro d'immagine e di definizione delle due costellazioni zodiacali adiacenti dell'Ariete e dei Pesci, è che al posto del confine naturale tra le due costellazioni risulta ora definito un confine fittizio, artificiale che è di circa 2 gradi (2°) spostato verso i Pesci. Poichè la velocità del moto precessionale è di circa 1° ogni 71,5 anni circa, in termini di tempo abbiamo che il punto gamma dell'equinozio di primavera era in mezzo, al confine Arieti-Pesci circa 145 anni prima di quanto (60 a.C.) calcolabile in base ai confini artificiali/convenzionali del 1930. 

In base a quanto risultato dal lungo e approfondito dibattito di merito tra lo scrivente e diversi qualificati
 interlocutori, svoltosi nel forum di astronomia moderato,  detto transito Ariete-->Pesci del punto equinoziale gamma si può convenzionalmente pensare essere avvenuto a primavera, all'equinozio del 206 a.C. Nel senso che a partire da questa data esso era/cadeva - anche visibilmente - progressivamente sempre più vicino alle stelle dei Pesci che a quelle dell'Ariete. Nei secoli successivi si sarebbe poi completamente inoltrato tra le stelle dei Pesci, ove si trova e si troverà ancora per almeno cinque secoli.

Da notare che il risultato suddetto è coerente con le osservazioni compiute da Ipparco a Rodi intorno al 130 a.C. su Spica Virginis all'equinozio d'autunno e allo slittamento in longitudine (ca. 2°) di questa stella da lui trovato nel confronto con il catalogo stellare di Timocari ed Aristillo di centocinquant'anni prima (ca. 280 a.C.).

domenica 12 settembre 2010

Epoca d'inizio del 'Magnus saeculorum ordo'

Segnalo a tutti i miei lettori che sul forum di astronomia moderato
http://www.newsland.it/nr/browse/it.scienza.astronomia/index.html
si è svolto qualche tempo fa un interessante dibattito, cui - oltre ad alcuni docenti universitari - ha partecipato tra gli altri anche il sottoscritto, volto a stabilire - con la maggior precisione possibile, sulla base di dati oggettivi - la data ovvero l'epoca di passaggio del punto equinoziale gamma (equinozio di primavera) dalla costellazione zodiacale dell'Ariete a quella adiacente dei Pesci, ove si trova tuttora.
E' risultato che quanto finora noto sulla base di precedenti calcoli (basati sui confini delle costellazioni stabiliti convenzionalmente nel 1928-1930) e cioè che detto transito si sarebbe avuto intorno al 70-60 aC, ciò risulta errato e doversi rivedere, spostando indietro di circa un secolo e mezzo, almeno al 206 a.C., la data di detto transito.

In altre parole l'inizio della cosiddetta 'èra dei Pesci' - nella quale il punto gamma dell'equinozio di primavera si trova tuttora - detto inizio va retrodatato di circa 150 anni e spostato al 206 a.C.  

venerdì 3 settembre 2010

Importanza e significato della IV egloga di Virgilio alla luce della precessione equinoz. e delle congiunzioni G-S tra il 146 ed il 7 a.C.

L' importanza dell'applicazione del nuovo paradigma ermeneutico alla IV egloga di Virgilio risiede nel fatto che esso permette di arrivare a capire bene i motivi astroNomici del clima di vera e propria attesa messianica (attesa di un bambino divino, frutto di una gravidanza celeste) che si era creato già sei-cinque decenni  prima della venuta di Gesù Cristo e del futuro cambio d'epoca nel riferimento calendariale.

Questi motivi astronomici (assunti poi anche a fondamenti metafisici) sono sostanzialmente due:

I) il fatto che - intorno al 50 a.C. - ormai si sapesse [la scoperta della precessione degli equinozi è attribuita ad Ipparco di Nicea (194-120 ca. a.C.), ma probabilmente è precedente] che all'equinozio di primavera (21 marzo) il Sole aveva cessato di sorgere tra le stelle della costellazione dell'Ariete ed aveva iniziato invece a sorgere (c.d. punto gamma) tra le stelle dell'adiacente costellazione zodiacale dei Pesci. In altre parole stava iniziando l'èra astroNomica dei Pesci e ciò, casualmente, proprio mentre stava finendo il settimo secolo ed iniziando l'ottavo secolo dalla fondazione di Roma.

II) il fatto che - molto probabilmente già in Egitto, ma poi anche in Mesopotamia ed in Grecia - venisse  osservato regolarmente (perchè cognitivamente molto importante) uno strano fenomeno astroNomico, quello delle congiunzioni Giove-Saturno multiple (triple/doppie), che aveva la singolare caratteristica di durare all'incirca quanto una gravidanza umana, cioè sette-nove mesi. Una sorta di gravidanza celeste, insomma. Caratteristica questa che già ai faraoni egizi aveva permesso - quando ricevevano questo raro segno di benevolenza e benedizione celeste - di sentirsi e di essere visti/riconosciuti come figli del cielo, ovvero di Dio.

Ora si dà il caso che le uniche due congiunzioni G-S veramente triple di quel tempo siano avvenute una nel 146-145 a.C. nel Cancro ed una nel 7 a.C. nei Pesci e che nei circa 139 anni tra di esse ve ne siano state solo altre due, quasidoppie, quindi molto simili a congiunzioni G-S multiple di lunga durata:  avvenute una nel 125 a.C. nei Pesci ed una - guarda caso -  nel 46 a.C. (l'anno di 445 giorni) in Ofiuco, appunto al tempo del giovane Virgilio, dei quattro trionfi cesariani, della chiamata di Cleopatra (con Tolomeo Cesare) e dell'astronomo Sosigene a Roma, della riforma calendariale, dell'inizio dell'ottavo secolo di Roma oltre che - come visto - dell'èra dei Pesci.

E' questo, secondo me, il contesto astronomico che fa da sfondo e nel quale si inserisce non solo il quasi-messianico puer della IV egloga di Virgilio, ma anche la vicenda del qumraniano Maestro di Giustizia con lo scisma di metà del II sec. a.C. nella classe sacerdotale giudaica di Gerusalemme nonchè, infine, la venuta di Gesù Cristo nel 7 a.C. con tutto quel che ne è seguito.

Da ricordare infine che anche Ottaviano, ormai Augusto, si farà proporre - una ventina di anni dopo della IV egloga - da Virgilio nell'Eneide (l. VI, 791-800), per bocca di Anchise, come "Divi genus", cioè come figlio/puer divino. Che ci tiene però a (far) precisare che "iacet extra sidera tellus", ovvero che "fuor delle stelle (dello zodiaco) è la terra" che vedrà le sue imprese e ove si allargherà il suo regno. Sembra quasi una polemica con chi pensava meno alle conquiste e si occupava invece più di questioni astronomiche/celesti.

Ancora sul 'puer' di Virgilio

A quanto detto sul puer della IV egloga di Virgilio nell'articolo precedente vorrei aggiungere, per sottolineare l' originalità della mia proposta di identificare il puer virgiliano con Tolomeo Cesare o Tolomeo XV (47-30 a.C.),  ancora quanto scrissi dieci anni fa nella nota n. 36 a pag. 133 del mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana. Scrissi:

Sin dall'antichità sono stati fatti tentativi di dare un'identità precisa al puer della IV egloga virgiliana, cfr. A. Roncoroni, Antiqua exquirite matrem, Signorelli ed., Milano 1997, p. 218.
Ivi si ricorda dapprima che Asinio Gallio, figlio di Pollione, rivendicò pubblicamente a sé l'onore di essere il puer. Poi che, secondo alcuni studiosi, Virgilio avrebbe pensato al figlio che doveva nascere dal matrimonio tra Marco Antonio (console nel 44) ed Ottavia, sorella di Ottaviano: ma nacque una femmina. Secondo altri studiosi, il puer sarebbe da identificare con Ottaviano stesso [alla luce di Eneide, VI, 791-800; mia nota odiena] oppure con il suo figliastro Marcello. A. Roncoroni aggiunge poi: "Determinante dal punto di vista della storia della cultura, per quanto priva di senso da quello puramente esegetico, è invece l'identificazione profetica del puer con il Cristo Redentore", sostenuta da Costantino, Eusebio di Cesarea e s. Agostino. Ad essa si oppose già, con fermezza, s. Girolamo (Epistulae 53,7), che definì puerilia questi tentativi. A. Roncoroni ricorda che, ciononostante, "questa ipotesi, entusiasticamente accettata da gran parte della cristianità medioevale (non del tutto, però, da Dante), sopravvisse per secoli. Fu confutata per la prima volta con decisione solo dal razionalismo illuminista di G. Heyne (1767), ..".

mercoledì 1 settembre 2010

Il 'puer' della virgiliana IV egloga

Assistendo qualche sera fa alla presentazione di un nuovo libro sulle Bucoliche di Virgilio [la traduzione in endecasillabi sciolti (con testo latino a fronte) del prof. Luciano Pranzetti, edita dal Centro Incontri Culturali, Civitavecchia 2010], m'è sovvenuto quanto scrissi dieci anni fa sulla IV egloga virgiliana nel mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana, alle pp. 128-135. Di ciò vorrei ora farvi un cenno, come dimostrazione della potenza esplicativa del nuovo paradigma ermeneutico.

Com'è noto, le Bucoliche (o egloghe) sono un'opera giovanile di Virgilio (Mantova 70- Brindisi 19 a.C), quella che gli diede la prima notorietà a Roma (anche se per il decennio 50-40 possediamo poche notizie biografiche). Discostandosi dalla rievocazione nostalgica del mondo agricolo e pastorale della sua infanzia condotta nelle altre egloghe, rievocazione ispirata al poeta greco siracusano Teocrito, nella IV egloga il poeta mantovano si eleva in una sorta di canto profetico per la nascita e crescita di un fanciullo divino, che viene o è da poco venuto al mondo mentre redeunt Saturnia regna e mentre inizia un nuovo grande ordine di secoli, una nuova èra.

Questa egloga ha creato problemi interpretativi e di datazione sin dall'antichità ed oggi la gran parte dei commentatori ritengono che essa, apparentemente dedicata ad Asinio Pollione (console nel 40 a.C.) e a suo figlio Asinio Gallo, derivi in realtà dal rimaneggiamento di una stesura precedente (di circa un anno o poco più), epitalamio per le nozze di Antonio con Ottavia (sorella di Ottaviano), matrimonio durato poco.

Non starò ora a riscrivere qui tutte le considerazioni ed analisi esposte nelle otto pagine del mio libro (pp. 128-135) dedicate alla questione, rinviando ad esse i lettori desiderosi di maggiore approfondimento: ricorderò qui solo - per semplificare la comprensione di quanto segue - che dal 1° gennaio del 45 a.C. entrò in vigore per decreto di Giulio Cesare il nuovo calendario (365 giorni e 1/4, con mesi non più lunari ma dell'odierna lunghezza). Riporterò invece in forma sintetica le conclusioni cui sono giunto, conclusioni che - per quanto innovative ed importanti - sono solo un esempio delle riletture che in nuovo paradigma ermeneutico ci permette di fare relativamente a  problematici topoi di antichistica. Dunque, secondo me:

I) concordo sull'ipotesi che la IV egloga come noi oggi la conosciamo sia il risultato di un rimaneggiamento di una stesura precedente, ma penso che la datazione della prima stesura vada anticipata non di uno ma di circa 6 anni (all'autunno del 46 a.C.);

II) il 'magnus ab integro saeclorum.. ordo' , cioè il nuovo grande ordine di secoli, ovvero la nuova èra, che sta nascendo (verso 5) altro non è che l' èra dei Pesci (nella quale ci troviamo tuttora e ci troveremo per almeno un altro secolo), caratterizzata dal fatto che il c.d. punto gamma dell'equinozio di primavera proprio intorno al 50 a.C. incominciò a cadere nella costellazione zodiacale dei Pesci (e non più nella precedente costellazione dell'Ariete);

III) i Saturna regna che redeunt (v. 6) mentre inizia l'era di cui sopra è un chiaro riferimento alla fenicea, cioè multipla, congiunzione Giove-Saturno che ebbe luogo (cfr. grafici ora dietro al titolo del blog) tra gennaio ed agosto-settembre proprio di quell'anno 46 a.C.,  nella costellazione di Ofiuco (tra Scorpione e Sagittario);

Cleopatra e suo figlioTolomeo C.
IV) il puer nato dopo decem menses (v. 61; quindi prima della riforma calendariale, quando i mesi - lunari - erano più brevi) intorno al 46 a.C., che "riceverà la vita dagli dei, vedrà gli eroi assieme con gli dei e sarà visto egli stesso da essi, e reggerà il mondo pacificato per le virtù paterne" non può essere altro che Tolomeo Cesare (poi detto Cesarione), nato ad Alessandria a giugno o settembre del 47, figlio della regina Cleopatra e di Caio Giulio Cesare, il quale ultimo - pacificato tutto il mondo - nell'agosto/settembre del 46 celebrava a Roma ben quattro trionfi (ex Gallia, ex Aegypto, ex Ponto, ex Africa de rege Iuba).
Riassumendo:
la IV egloga fu inizialmente scritta dal ventiquattrenne Virgilio nell'autunno del prolungato anno 46 a.C., mentr'era da poco iniziata l'èra astroNomica dei Pesci e mentre si stava concludendo una lunga congiunzione Giove-Saturno in Ofiuco, come composizione augurale dedicata a Tolomeo Cesare, in occasione della sua prima venuta a Roma (ca. 1 anno) con la madre Cleopatra, della celebrazione da parte di Giulio Cesare di ben quattro trionfi e della sua decisione di introdurre - entro pochi mesi - il calendario solare.

Per motivi ancora da chiarire, l'egloga così inizialmente concepita e dedicata forse non arrivò a Cleopatra e/o a Cesare e comunque non fu pubblicata nei sedici- diciassette mesi (parte del 46, tutto il 45 e i primi mesi del 44, fino alle idi di  marzo) che al condottiero rimanevano ancora da vivere. Morto Cesare (15 marzo 44 a.C.), Virgilio tenne l'egloga nel cassetto per alcuni anni. Fino alla revisione e ridedicazione di essa durante il consolato di Pollione, dopo la pace di Brindisi tra Antonio ed Ottaviano (primi di ottobre del 40 a.C.): pace che, insieme al matrimonio di Antonio con Ottavia, sorella di Ottaviano, sembrò schiudere nuovamente e definitivamente le porte di una pacifica età dell'oro.

Come scrivo a pag. 135 del mio libro, l'aspetto drammatico della vicenda di Tolomeo Cesare, quel puer che secondo gli auspici dell'iniziale egloga virgiliana doveva essere il simbolo ed il fortunato testimone dell'inizio di un 'nuovo grande ordine di secoli' (leggi 'èra dei Pesci') e di una apollinea e pacifica età dell'oro, è che egli finì invece strangolato all'età di 17 anni per ordine di Ottaviano, poco dopo il suicidio della trentanovenne madre Cleopatra (primi di settembre del 30 a.C.) dopo la sconfitta di Azio. Come dice A. Spinosa: "Eliminare Cesarione equivaleva a sgombrare una volta per tutte il campo dal pericolo di ritrovare sulla propria strada un figlio effettivo di Cesare, tenendo presente il fatto che lui, Ottaviano, era del dittatore soltanto un figlio adottivo."