mercoledì 25 agosto 2010

Breve ed ermetica considerazione sulla.. brocca

Sebbene io non abbia ancora messo a fuoco bene, cioè completamente ricostruita, l'intera evoluzione del concetto filosofico-metafisico di brocca (Krug) nella cultura tedesca, tuttavia posso già dirvi con sicurezza che tutti coloro che hanno scritto di questa cosa meglio avrebbero fatto a parlare di bicchiere, sì di bicchiere e precisamente di un bicchiere di tipo tumbler: quello più slanciato dei tre, quello che gli inglesi chiamano Collins glass.

Che sarebbe poi questo --> http://it.wikipedia.org/wiki/Collins_glass

lunedì 23 agosto 2010

Ueberwindung der Metaphysik

Riconsegnati ad una biblioteca pubblica La mia vita di Nietzsche e i suoi Frammenti Postumi 1872-73, ho preso in prestito - tra gli altri - Saggi e Discorsi (Vortraege und Aufsaetze) di Heidegger, in una edizione di qualche anno fa (Mursia, 1991, 1976 !!) a cura di Gianni Vattimo, che solo da qualche tempo ho scoperto essere uno dei massimi esperti italiani del filosofo alemanno.

Esaminata la struttura del volume, che nell'originale tedesco è del 1954, e la datazione dei vari saggi che contiene, mi son fatto il seguente piano di lettura: prima l' Introduzione di Vattimo, poi l' Oltrepassamento della metafisica, Aletheia (Eraclito framm. 16) , La cosa, Logos (Eraclito fr. 50), ".. Poeticamente abita l'uomo..." e via via tutto il resto.

Al momento ho letto l' Introduzione di Vattimo, che - non essendo datata - non si capisce se è del 1976 oppure del 1991, e l' Oltrepassamento della metafisica, saggio che si compone di XXVIII brani sulla Verwindung risalenti per lo più al periodo 1936-1946. Dalla prima lettura ho registrato l'atteggiamento di Gianni Vattimo di cercare di capire da questi Saggi e Discorsi del 1936-46 il senso compiuto dell'incompiuto e problematico Essere e Tempo del 1927 e la sua riflessione conclusiva, che mi sembra un po' sconsolata, sull'analogia tra il modo di pensare heideggeriano e le libere associazioni del dialogo psicanalitico. "Il pensiero che Heidegger esercita ha forse soltanto un analogo, apparentemente remoto ma di significato convergente, nel Novecento: è quello che si mette in moto nel dialogo psicanalitico. Non è un caso, forse, che il pensiero ultrametafisico di Heidegger chiami se stesso 'pensiero rammemorante' (Andenken)."[op. cit., p. XVII]

Quanto ai ventotto brani dell' Oltrepassamento della metafisica, devo dire che ad una lettura veloce in nessuno di essi io ho visto nè oltrepassamento, chiarimento, nè scomparsa o trapasso della metafisica. Probabilmente perchè, secondo Heidegger, è vero che la metafisica "è entrata nel suo tra-passare (Ver-endung)", ma "Il trapasso dura più a lungo della storia che la metafisica ha avuto fino ad oggi." [op. cit. p. 46]: potrebbe insomma - secondo lui - durare venti/venticinque secoli!! Mi è venuto il dubbio - leggendo ciò - ch'io attribuisca al filosofo della Foresta Nera più conoscenze sui fondamenti fisici della metafisica di quante lui effettivamente ne possedesse, nonostante le visite a Todtnauberg di amici fisici eminenti. Ma su ciò dovrò naturalmente riflettere bene e tornare assai più diffusamente in futuro.

Risfogliando le pagine di questo libro da 45 a 65, trovo di aver sottolineato - oltre ad alcuni riferimenti al Geviert e alla cosa - una frase di Heidegger che condivido: "Il rovesciamento del platonismo, in base al quale per Nietzsche il sensibile diventa il mondo vero e il soprasensibile il mondo non vero, rimane completamente all'interno della metafisica." [p. 51]
Come dire che esso non costituisce un superamento ed una chiarificazione della vecchia metafisica, ma solo una nuova metafisica, quella nietzscheana della volontà di potenza E dell'eterno ritorno dell'uguale.

mercoledì 11 agosto 2010

1821-22 : Visions of Judgment

Mentre facevo una certa ricerca sul giovane Nietzsche, sono arrivato - passando per il poeta tedesco Ernst Ortlepp (1800-1864) - ad una simpatica storia inglese che vede coinvolti il 'poeta laureato' del tempo (anni 20 dell'Ottocento), Robert Southey, ed un lord anticonformista, nientemeno che George Gordon Byron.

La storia prende l'avvio con la morte del re d'Inghilterra Giorgio III, avvenuta il 29 gennaio 1820 al castello di Windsor. Il regno di questo re, terzo della dinastia reale tedesca degli Hanover, ma primo ad essere nato in Inghilterra e a parlare inglese come lingua madre, era stato molto lungo, essendo durato dal 1760 al 1820, anche se negli ultimi dieci anni il re era stato completamente esautorato a causa delle sue numerose malattie fisiche e mentali. Numerose e lunghe guerre caratterizzarono il regno di Giorgio III sia in Europa, che in Africa, America ed Asia; tra queste quelle che portarono alla nascita degli Stati Uniti d'America e quelle contro la Francia rivoluzionaria e poi napoleonica, periodo che si concluse solo nel 1815.

Su questa figura controversa e discussa di regnante, che non doveva essere molto amata in Inghilterra se un suo primo ministro (Spencer Percival) era stato anche assassinato, su questa figura il poeta di corte Robert Southey scrisse e pubblicò nel 1821 una lunga ed elogiativa ode dal titolo A Vision of Judgement ove lui immaginava l'ascensione al cielo dell'anima del re, il favorevole giudizio su di essa da parte di una corte celeste, la conseguente ammissione in paradiso e la riunione di essa con quelle di tutti i suoi familiari e degli altri regnanti.

Quest'ode suscitò in tutto il mondo letterario e giornalistico inglese un'ondata di vivaci proteste e feroci critiche, di cui si fece poi portavoce finale il trentatreenne Lord Byron, che era stato tirato in ballo da Southey come presunto capofila di una "Satanic school". L' anno successivo 1822, con lo pseudonimo di 'Quevedo Redivivus' Byron pubblicò una ironica e sarcastica replica dal titolo The Vision of Judgment, ora famosa, ove immaginava la stessa scena ma da una prospettiva politica completamente differente.

Quel che io ho notato in tutta questa poetica storia di visioni e di giudizi contrapposti sull'anima di Giorgio III è che essa si svolse mentre una certa 'corte' celeste - quella formata da Giove e da Saturno - stazionava/sedeva in quegli anni 1821-22 (come si vede dai grafici qui a sinistra) sulla testa dei poeti e di tutti. Il che giustifica a parer mio ogni opportuno approfondimento sui due poemi, come pure sulle parole con cui Byron conclude la premessa al suo The Vision of Judgment:

"With regard to the supernatural personages treated of, I can only say that I know as much about them, and (as an honest man) have a better right to talk of them than Robert Southey. I have also treated them more tolerantly. The way in which that poor insane creature, the Laureate, deals about his judgments in the next word, is like his own judgment in this. If it was not completely ludicrous, it would be something worse. I don't think there is much more to say at present."