martedì 28 dicembre 2010

Publio Sulpicio Quirinio (45 aC - 21 dC) e i primi censimenti in Giudea


Come è noto, c'è un passo del vangelo di Luca  (Lc 2,1-2) che sembrerebbe in contrasto con quanto detto dal vangelo di Matteo (Mt 2,1) a proposito della nascita di Gesù, ciò che metterebbe anche in dubbio l'ipotesi che la cosiddetta 'stella di Betlemme' si possa identificare con la congiunzione Giove-Saturno tripla nei Pesci del 7 a.C. (cfr. grafici dietro il titolo del blog). Una traduzione frequente di detto passo è:
     In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.
      Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino.
Il problema nasce dal fatto che (secondo lo storico Giuseppe Flavio) Quirino indisse un censimento in qualità di governatore della Siria nel 6-7 dC, quando - esiliato in Gallia Archelao, figlio di Erode,  - la Giudea passò sotto la diretta amministrazione romana, come parte della provincia di Siria.

Senza voler riesaminare qui tutta la complessa questione [per l'approfondimento della quale rimando i lettori interessati al link http://it.wikipedia.org/wiki/Censimento_di_Quirinio oppure alle pagine 489-523 dello Schuerer E., Storia del popolo ebraico al tempo di Gesù Cristo, vol. I], volevo qui ricordare la spiegazione che ne danno sia la C.E.I. (la Conferenza Episcopale Italiana) che molti altri studiosi secondo i quali il censimento cui si riferisce Luca dev'essere quello noto eseguito nell' 8-7 a.C. - sotto la supervisione militare di Publio Sulpicio Quirino (che però non aveva il titolo di governatore) - mentr'era governatore della provincia di Siria Senzio Saturnino (cfr. Tertulliano) e re del contiguo protettorato di Giudea Erode il grande. Ricostruendo dopo molti decenni i fatti, Luca sarebbe incorso in un errore perchè poi Quirinio indisse un secondo censimento in qualità questa volta di governatore di Siria nel 6 d.C., quando - dopo la morte di Erode (73-4 a.C.) e l'esilio di suo figlio Archelao - la Giudea passò sotto la diretta amministrazione romana, come parte integrante della provincia di Siria. 

Cade così l'apparente contraddizione tra il vangelo di Luca e quello di Matteo sulla data della Natività e si torna ancora una volta, anche per questa via, all'anno 7 a.C. quello della memorabile congiunzione Giove-Saturno tripla nei Pesci. A questo stesso anno ci porteranno, come vedremo, anche altri passi proprio del vangelo di Luca: quelli relativi alla nascita del precursore di Gesù, Giovanni Battista.

sabato 18 dicembre 2010

Sull'errore e sulla precisione dei calcoli di Dionigi il piccolo

Quando (intorno agli anni che noi oggi chiamiamo 527-528) Dionigi il piccolo fu incaricato di calcolare quando storicamente poteva essere avvenuta l'Incarnazione di Gesù Cristo, non casualmente stava arrivando - com'era ben visibile nel cielo notturno - una nuova congiunzione tra i pianeti Giove e Saturno: quella che - come si può vedere nei grafici qui sopra - ebbe luogo tra il settembre 530 ed il maggio 531. Si trattò come si vede sì di una congiunzione visibile per molti mesi, ma sostanzialmente singola, con un solo punto di attraversamento tra i grafici delle longitudini, non tripla come quella del 7 a.C. riportata dietro al titolo; il che fu una delle cause d'errore da parte di Dionigi nel calcolo retroattivo della data della congiunzione tripla nei Pesci di oltre cinque secoli prima.

Io ritengo che Dionigi sapesse che quella che lui - sera dopo sera - stava vedendo era la 27-esima congiunzione G-S successiva a quella che vi era stata al momento dell' Incarnationis Domini, ma che non conoscesse con precisione l'intervallo di tempo medio tra una congiunzione e la successiva, determinabile soltanto con una lunga serie di osservazioni di congiunzioni triple, serie di cui lui evidentemente non disponeva. Fu così che commise un errore di circa 6 anni in meno nel datare la memorabile congi-
unzione tripla nei Pesci di oltre cinque secoli prima.
Calcolò che fosse avvenuta 530 anni prima di quella a lui contemporanea, invece che 27*19,859 anni = 536,2 anni prima (Il valore '19,589 anni' è l'intervallo medio oggi noto tra due congiunzioni G-S eliocentriche, mentre 19,630 è quello con cui deve aver calcolato Dionigi).

Comunque, siccome un errore di -6 anni su 536 corrisponde ad un errore relativo di (-6*100/536) % = - 1,1 %, ne possiamo concludere che - tutto sommato - la precisione dei calcoli di Dionigi fu discreta, anzi buona per quel tempo ed anche secondo i criteri del nostro tempo.

E' bene che ricordi, prima di concludere, che la stessa Chiesa concorda - già dagli anni '70 - sul fatto che Dionigi il piccolo commise degli errori di calcolo, anche se - ovviamente - si guarda bene dal darne la spiegazione di tipo astroNomico che ne dò io. A pag. 972 della Sacra Bibbia, edizione ufficiale C.E.I., Roma 1974, si può leggere (nota 2.1):

Erode morì nell'anno 750 di Roma, che corrisponde al 4 a.C. Per un errore di calcolo, nel VI sec. l'inizio dell'èra cristiana fu fissato all'anno 754 di Roma; Gesù è nato probabilmente tra il 7 e il 6 a.C. ..."

mercoledì 15 dicembre 2010

The Star of Bethlehem (7 b.C.)

In these December days of the year 7 b.C. the triple conjunction between the planets Jupiter and Saturn, on the background of the stars of the Fishes constellation, was going to its end. As everyone of you, my readers, can see on the graphics on the left, in these days Jupiter - after having been at the right of 'its father' Saturn between October 1st and December 5th - was newly again at its left and the visual angular distance Jupiter-Saturn (1° 16' 59" on December 18th) was now rapidly increasing .

The three alignments of this rare planetary event had been respectively on May 29th, October 1st and on December 5th, while the total time interval of this J-S conjunction during which the planets had an angular distance of less the 3° was from April 27th 7 b.C. till to January 14 of year 6 b.C., about 8.5 months. A sort of heavenly pregnancy, the ideal celestial context for the birth of Jesus Christ, at the same time son of man and god.

giovedì 9 dicembre 2010

Più libri più liberi

Come certo sarà noto a più d'uno di voi, miei lettori, a Roma si svolge ogni anno - nella prima decade di dicembre e sempre al Palazzo dei Congressi dell'EUR - una fiera della piccola e media editoria, all'insegna del motto Più libri più liberi. Quest'anno la fiera era da sabato 4 a ieri, mercoledì 8 dicembre.

Capirete tutti che nessun bibliofilo e nessuno studioso dell'area romana (e del Lazio) può lasciarsi sfuggire una così ghiotta occasione di girare tra decine e decine, probabilmente un centinaio e più, di stands pieni di libri in esposizione, libera consultazione e vendita a prezzi scontati (di norma il 20%, a volte anche di più), alla ricerca di qualcosa di particolare e di interessante. Così, naturalmente, è stato anche per me, che a questo appuntamento annuale quasi mai son mancato da una decina d'anni in qua.

E' finita che, approfittando delle circostanze favorevoli e della tranquilla mattinata e primo pomeriggio di martedì, mi son riempite diverse buste di cataloghi e di più d'una dozzina di simpatici, interessanti e curiosi volumi e volumetti, che vado ad elencarvi:

Guenter Abel, La filosofia dei segni e dell'interpretazione, Guida
Philippe Sollers, Il Vangelo di Nietzsche, ed. Obarrao
Joseph Vogl, Sull'esitare, ed. Obarrao
A. Lanza, Dante eterodosso, una diversa lettura della Commedia
Antonino Infranca, I filosofi e le donne, manifestolibri
Jan Rehmann, I Nietzscheani di sinistra, Odradek ed.
AA.VV., Il messianismo ebraico, Giuntina
Giorgio Galli, Esoterismo e politica, Rubbettino
Paolo di Tarso, Le Lettere di Paolo, EDB
Rudolf Steiner, Gli enigmi nel 'Faust' di Goethe, Ed. Antroposofica
Carl Unger, Problemi esoterici, Ed. Antroposofica
L. Sammarco, Sulle tracce di Croce: il Ricorso e i Simboli, La Zisa
L.M.A. Viola, Il mistero di Roma e l'opposizione di Israele, Victrix
A. Roccati, Introduzione allo studio dell'egiziano, Salerno ed.
J.Taubes, In divergente accordo.Scritti su Carl Schmitt, Quodlibet
Charles Kingsley, Ipazia, Lupetti ed.
Teofrasto (a c. Silvia Romani), La Metafisica, ed. La Vita Felice

Per completare, poi, oggi pomeriggio ho preso nella libreria di un ipermercato, mentre aspettavo che mia moglie finisse i suoi giri, Apollineo e dionisiaco di Giorgio Colli, ed. Adelphi, ed una Introduzione a Croce di Paolo Bonetti, ed. Laterza, ... tanto per accontentare un po' anche i grandi editori.

domenica 28 novembre 2010

Who reads me in the Silicon Valley ?

Among the 13 American states from where this blog was read in the last six months California occupates the first place, followed by New York, Michigan, Virginia, Massachussets, Lousiana, Maryland, Pennsylvania, Colorado, North Carolina, Illinois, Ohio and Georgia.

Mountain View, one of the principal cities that make up the so-said Silicon Valley, a town with a total
population of about 70 thousand, is the californian place where this blog is read more. In Mountain View are headquartered a lot of high technology companies (for instance Google, Microsoft, Symantec, Synopsys, ...) but - as far as I know - no historical or philosophical or religious institutions. That's why I'm trying to understand who reads me in Mountain View.
Anyway to promote a better understanding of the new hermeneutical (historical & philosophical) paradigm I'm proposing, I'm going to donate a copy of my book Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana (that is Jupiter-Saturn conjunctions and judaic-christian history), ISBN 889006630X, to the Mountain View Public Library.

mercoledì 24 novembre 2010

Moto retrogrado e peccato originale


Il moto retrogrado dei pianeti esterni all'orbita terrestre è quel fenomeno (apparente sappiamo oggi) che si
verifica quando la nostra Terra - su cui siamo noi osservatori - 'sorpassa' Marte o Giove o Saturno (pensiamo per ora solo ai pianeti visibili ad occhio nudo), cioè quando essa Terra attraversa la semiretta Sole-pianeta. Quando ciò si verifica, osservando il pianeta sera dopo sera, si noterà dapprima che esso si muove entro la fascia zodiacale delle costellazioni (stelle fisse) da ovest verso est, poi che - stranamente - sembra fermarsi rispetto alle stelle retrostanti e addirittura tornare indietro verso ovest (fase di moto retrogrado), poi sembrerà fermarsi di nuovo ed infine riprenderà il suo corso normale verso est (moto progressivo). La traiettoria apparente/fenomenica/empirica del pianeta osservato risulterà complessivamente avere la forma di una specie di esse 'S' (grafico qui sopra a sinistra) oppure, caso più raro, anche quello di un 'cappio' (come si vede qui sotto), il 'cappio' del diavolo ovvero il 'laccio del Maligno' di cui parla s. Paolo (2Tim 2,26).

L'entità di questo ritorno indietro in longitudine nel momento del sorpasso dipende naturalmente dalla distanza del pianeta da Terra: più il pianeta è vicino, maggiore sarà l'ampiezza di questa oscillazione (Schwingung in teutonico). Essa risulta infatti circa 17° per Marte, circa 10° per Giove e circa 7° per il più lontano Saturno (El).


Bene. Questa cosa che a noi moderni - convinti della struttura eliocentrica del sistema planetario solare - sembra oggi del tutto ovvia e naturale (vedi spiegazione grafica ora dietro al titolo), appariva invece agli antichi - convinti che la Terra fosse al centro di tutto il cosmo - altamente dissonante da un punto di vista cognitivo, perchè i due punti di apparente stazionarietà (punti 3 e 5 del grafico, punti di 'morte' del moto, pianeta fermo) con la intermedia fase di moto retrogrado introducevano una contraddizione, un difetto, una pecca in un meccanismo, un disegno, un progetto che sarebbe sembrato altrimenti perfetto.

Una cosa del genere non poteva naturalmente far parte dell' 'intelligent design' di un divino creatore, le cose dovevano essere in realtà diverse, e se Dio aveva posto l'Uomo in un punto, su un pianeta, da dove vedeva cose distorte ed impossibili, strane, dove oltretutto sperimentava problemi di tutti i tipi (fame, malattie, male, ...), ciò non poteva che essere dovuto al fatto che Egli era stato cacciato da un luogo beato, pacifico e tranquillo, il Paradiso, dove poteva godere della corretta vista su tutto il creato, regno dei cieli (sistema planetario) incluso, per sue mancanze, per suoi peccati, per avere - Lui e la sua compagna - contravvenuto ai comandamenti divini, soprattutto a quello di non mangiare il frutto dell'albero della conoscenza.

La trovata teologica della tradizione ebraica e cristiana (non so ancora se il concetto di peccato originale è presente anche nell'islam) è stata insomma quella di convincere l'Uomo, di dire all'umanità, che era colpa sua di tutto quel che non andava come desiderato e come atteso, sia sulla Terra che in cielo, nei moti planetari. Ecco il peccato originale, la cacciata dal Paradiso, la conseguente caduta sulla Terra, l'inevitabile cambiamento del punto di vista (ovvero della prospettiva delle visuali). Siamo con ciò proprio al  prospettivismo, per dirla niccianamente. Ma questa è già un'altra storia, più moderna.

lunedì 15 novembre 2010

Esoterico ed essoterico secondo Nietzsche

Nel
leggere Al di là del bene e del male (ed. Newton Compton, Roma 1993), per prepararmi un po' agli incontri ed alle conferenze del Seminario Permanente Nietzscheano (SPN) in programma nei prossimi giorni a Bologna, mi sono imbattuto in un brano sull'esoterismo che mi sembra molto significativo perchè mi conferma nelle intuizioni sull'opera di Nietzsche, ma anche di Heidegger, che ho già da lungo tempo espresso anche qui e che sono in sostanza all'origine della nascita di questo blog. Si tratta della parte iniziale del brano n. 30 della Parte seconda, ove Nietzsche scrive:

"Le nostre massime conoscenze suonano necessariamente come follia ( - e lo debbono -), e in alcune circostanze come delitti, se giungono in modo illecito all'orecchio di coloro che non vi sono adatti o predestinati. L'essoterico e l'esoterico, come si distinguevano dal punto di vista filosofico presso gli Indiani, i

Greci, i Persiani e i mussulmani, in breve ovunque si credeva nella gerarchia e non nell'uguaglianza e nella parità dei diritti, - non si differenziano l'uno dall'altro perchè l'essoterico sta al di fuori e vede, valuta, misura, giudica dall'esterno e non dall'interno: l'essenziale è che egli (l'essoterico) vede le cose dal basso - mentre l'esoterico dall'alto! ..."  [Nietzsche, JGB, II,30]

Questa frase a me ha richiamato immediatamente il versetto del vangelo di Giovanni (Gv 3,3) che ho riportato dieci anni fa nella quarta pagina di copertina del mio saggio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana per commentare l'immagine della prima di copertina (quella che vedete qui a destra) . E' il brano del dialogo notturno ove Gesù insistendo dice a Nicodemo che "... se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio." ovvero entrare il esso, capirlo, secondo la mia interpretazione.

Strano.. eh, che l'anticristiano filosofo Nietzsche usi espressioni così assonanti con analoghe espressioni del quarto vangelo. La spiegazione è che stanno parlando della stessa cosa, cioè di moti planetari che visti dal basso, cioè da qui, da Terra, mostrano comportamenti strani ed ingannevoli. Moti che per essere spiegati compiutamente, senza che permangano residue ambiguità, hanno bisogno di essere 'visti' dall'alto, dalla normale (perpendicolare) al piano dell'eclittica, cioè al piano dell'orbita terrestre che è poi _quasi_ coincidente con il piano orbitale di tutti gli altri pianeti visibili ad occhio nudo (fino a Saturno).

Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio che le cose stiano effettivamente così come detto, bene costui o costei dovrebbe solo riflettere sull' evento di astronomia planetaria che nel 1881 costituì la chiamata di Nietzsche alla profezia. Si tratta della congiunzione Giove-Saturno singola e meridiana che ebbe luogo il 18 aprile di quell'anno al confine tra la costellazione dei Pesci e quella dell'Ariete, congiunzione che N. osservò da Genova prima del momento culminante, da Sils-Maria dopo, quella i cui grafici potete vedere qui
a sinistra. E' questo lo spartiacque nella vita e nel modo di scrivere, cioè nelle opere di Nietzsche, l'evento che trasformò il malaticcio filologo pensionato nel baldo, presuntuoso ed arrogante profeta zoroastriano.

giovedì 4 novembre 2010

Attesa e kairos

Leggendo la parte nona di Al di là del bene e del male di F. Nietzsche mi sono imbattuto in un brano, il n. 274, che - sia per titolo che per il contenuto - mi pare pertinente sia ad alcune tema-
tiche trattate in questo blog (Kairos, cairoticità, ..) che al particolare momento che vive il nostro Paese. Volevo pertanto proporvene la lettura:

Il problema di coloro che attendono. -- Sono necessari dei casi fortunati e un gran numero di cose imprevedibili, perchè un uomo superiore nel quale dorme la soluzione di un problema, riesca ad agire nel momento giusto - 'all' esplosione', come si potrebbe dire. Ciò di solito non avviene, e in ogni angolo della terra siedono coloro che attendono, che a fatica sanno fino a che punto aspettano, ma ancor meno che aspettano invano. Talvolta anche la sveglia giunge troppo tardi, quel caso che dà il 'permesso' di agire, quando la migliore giovinezza e la forza per agire è già consumata dallo starsene seduti in silenzio; e quanti, appunto, non appena 'balzarono in piedi', sentirono con terrore intorpidite le loro membra e già pesante il loro spirito? "E' troppo tardi" - si dissero senza più fiducia in sé e ormai inutili per sempre. Il 'Raffaello senza mani', prendendo il termine nel suo senso più ampio, dovrebbe forse essere nel regno del genio non l'eccezione ma la regola? - Il genio forse non è affatto così raro: ma lo sono le cinquecento mani di cui egli ha bisogno per tiranneggiare il kairos, per afferrare il caso per i capelli!   [F.Nietzsche, Al di là del bene e del male, IX, 274, Opere 1882-1895, Newton ed., p. 553]

martedì 2 novembre 2010

Redating Paul


Discutendosi recentemente in un newsgroup dell'apostolo Paolo, della sua esistenza o meno, della autenticità delle sue Lettere, di Marcione e di simili tematiche, sono andato a rileggermi qualcosa sull'ultimo apostolo, su quel che avevo già scritto di lui negli anni passati e ad effettuare alcune nuove verifiche con il mio software astroNomico. Sempre, beninteso, nel quadro del nuovo paradig-
ma ermeneutico storico-filosofico-religioso.

Bene. Ciò fatto, mi sono non solo confermato della reale esistenza di Paolo di Tarso e dell'autenticità della sua Lettera ai Galati (che del resto proprio nessuno pone in discussione, insieme a Romani e a 1- e 2-), ma sono ora anche in grado di precisare alcune date della cronologia paolina negli anni che vanno dal 35 al 54.


 Omettendo per maggior chiarezza la parte tecnico-astronomica della questione, legata al fenomeno ed al noumeno della fenice del 34-35 (Tacito, Annali 6, 28) di cui ho parlato anche nell'articolo precedente, io posso datare alle ore intorno al mezzogiorno di uno dei giorni intorno al 24 agosto del 35 l'evento di Damasco (qualunque sia la località da intendersi per Damasco); era dunque una giornata estiva di pieno sole, un sole palestinese accecante se uno si azzardava - come Paolo fece - a guardare nella sua direzione.

A questo punto, dice Paolo in Gal 1,16-19, "subito, senza consultare nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa[Pietro], e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessuno altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. ..".

E' chiaro da questi passi autobiografici che il primo incontro di Paolo a Gerusalemme con Pietro e Giacomo si svolse nei primi mesi del 39, diciamo per fissare le idee a primavera del 39.
"Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia" dice sempre Paolo in Gal 1,21 ed in Gal2,1-2: "Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: vi andai però in seguito ad una rivelazione." Diciamo che Paolo torna a Gerusalemme, di nuovo a confronto con
le 'colonne' del movimento cristiano, circa quattordici anni e mezzo dopo l'incontro precedente e cioè verso la fine del 53, primi mesi del 54.

E' opportuno a questo punto ricordare (e proprio a ciò può alludere la rivelazione di cui parla Paolo in Gal 2,2) che proprio in quel momento stava preparandosi una nuova congiunzione Giove-Saturno, quella singola che - a circa sessant'anni (59,6) dalla G-S tripla della seconda metà del 7 a.C. - era di nuovo nella costellazione dei Pesci. Questa congiunzione, invisibile nel momento culminante, avvenne il 26 marzo del 54 (si vedano il grafico qui sopra) e 1°6'31" fu la distanza angolare residua tra i due pianeti.

Paolo non scelse dunque un momento a caso per recarsi a Gerusalemme insieme a Barnaba e Tito per conferire con il gruppo dirigente del movimento: andò invece proprio nel momento in cui stava preparandosi una nuova 'visita' della Presenza divina (Shekinah) al suo popolo, secondo le antiche convinzioni teofaniche giudaiche. E' quindi assai probabile che in questo incontro al vertice non si sia parlato solo di circoncisione si o no, oppure di chi evangelizzava i circoncisi (Pietro) e chi i non circoncisi (Paolo): la visita dev'essere stata anche l'occasione per Paolo di dimostrare definitivamente alle 'colonne' (Giacomo, Cefa-Pietro e Giovanni) che anche lui aveva piena conoscenza e consapevolezza del retroterra astroNomico cristiano e della sua fenomenologia e temporalità. Che aveva quindi pieno titolo per dirsi anche lui apostolo di Gesù Cristo.

giovedì 28 ottobre 2010

Il noumeno G-S del 28 dicembre 34, verso la fine del regno di Tiberio

Ora ho un po' di fretta (sapete anche la quotidianità è impegnativa, non solo gli studi) e perciò vi parlerò un po' sinteticamente, anche se non superficialmente, del noumeno platonico e kantiano, facendo - esemplificativamente - riferimento ad un ben preciso fenomeno: la congiunzione Giove-Saturno doppia che avvenne verso la fine del regno di Tiberio, tra i primi d'ottobre dell'anno 34 ed i primi di aprile del 35, quella che - vista da Terra, cioè da qui ove siamo (costretti a stare, come in una prigione per lo spirito) - dà luogo ai grafici riportati qui a destra. Se non vi è tutto immediatamente chiaro non vi spaventate, perchè comunque avremo modo di tornare sull'argomento.

Dunque e con riferimento al fenomeno citato, dovete sapere che a differenza del fenomeno stesso che può essere visto dalla posizione in cui ci troviamo e percepito con gli occhi fisici - il noumeno è sì legato al fenomeno corrispondente, ma ne è una rappresentazione intellegibile, un'idea, un' immagine da un altro punto di vista. Capite quindi che all'idea di noumeno di fenomeni astroNomici è inscindibilmente legata la precisazione di quale sia questo punto di vista alternativo alla Terra, dal quale si può immaginare di osservare il fenomeno. Bene, questo punto di vista alternativo era - affermo io -  il Sole e la relativa 'visione noumenica' di una congiunzione Giove-Saturno [della congiunzione G-S multipla (doppia) del 34-35] in funzione del tempo è quella che vedete in alto a sinistra, all'inizio di questo articolo.

E' chiaro ed evidente che per passare dalla visione fenomenica alla visione noumenica è necessario avere acquisito la capacità di astrazione mentale, cioè essersi resi conto che la realtà non finisce a quello che ci fanno vedere gli occhi fisici, del corpo, della carne (sarx), ma continua a volte anche oltre e può essere intuita, capita, 'percepita' solo con gli occhi dell'intelligenza, cioè dello spirito. Che si dimostra quindi uno strumento di 'osservazione' superiore rispetto alla più limitata carne.



E' mia ferma convinzione che proprio nella raggiunta e definitiva acquisizione della capacità di astrazione mentale di cui ho parlato sia consistita la cosiddetta conversione di Saul di Tarso, si proprio dell'ultimo apostolo, di s. Paolo.
In un prossimo intervento vi spiegherò come dal noumeno si differenzi la cosa in sè, ovvero la teutonica Ding an sich. Teutonica perchè .. è dal tempo degli Ottoni che i vicini d'oltralpe sanno di Dinge, mica solo dal tempo di Kant!

lunedì 18 ottobre 2010

Phoenix, a 'res bina' (rebis)

Jupiter-Saturn conjunctions are a phenomenon which re-occurs at time intervals of a little while less than 20  years, is visible from Earth by the naked eye and can happen in two basically different ways according to the number of planetary alignments: the single or unique J-S conjunction and the multiple (that is triple or double) J-S conjunction. This last way of being of the J-S conjunctions depends on a particular position of the Earth on its orbit  at the moment of the heliocentric J-S conjunction (see
'Liverpool posters' among the labels, 'etichette') and is therefore (usually) a seldom one: it can be missing also for centuries. For instance, the last occurrence was in 1981 (see diagrams here above), the next one will be in
2238-2239.

It has been demonstrated by the blog's author that this phenomenon, which lasts seven/eight months (almost like a pregnancy) in the night sky, was carefully observed already in the antiquity and that it was allegorized in the image of the phoenix (the heliopolitan  bennu)




lunedì 11 ottobre 2010

To the new readers

In the last two weeks has greatly grown  the number of people visiting this blog from various countries in the world. For instance, second country for number of visits became India - instead of Germany as it was until now - with visits coming from more then a dozen of Indian cities (Hyderabad, New Delhi, Vijayawada, Pune, Cochin, Bangalore, Calcutta, Varanasi, .. ..). Third country in this period has been Brazil, with visits from Brasilia, Belo Horizonte, Sao Josè Dos Campos, Sao Paulo, Ourinhos, .. ... Visits came also from Mexico, Israel, Kenya, Ghana and a lot of other countries.

To you all, new visitors, I would like to say that - although this blog is written mostly in Italian - it nevertheless  contains a lot of articles in English language on the new (astronomically-based) historical and philosophical hermeneutical paradigm. You can find them simply by clicking on the English labels ('etichette') which are listed at the right side of your screen under the book-cover image (J-S conjunctions, phoenix, Liverpool posters, Liverpool-Berlin posters, unicorn, Hypatia, Fourfold, new hermeneutical paradigm, Being, Being and Time, .. ...).


I thank you all and each of you for the interest in the new hermeneutic paradigm I've been proposing since years and I hope you'll become regular readers of this blog. And .. if you find the blog interesting tell friends!They also will thank you.

martedì 28 settembre 2010

Severino e le oscillazioni

Stasera volevo lasciarvi ancora qualche impressione e qualche commento sul festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo del 17-19 settembre, in particolare sulle lezioni magistrali di Piero Coda e di E. Severino, lezione quest'ultima con cui si è chiuso - in p.za Garibaldi a Carpi - il festival di quest'anno.

Per sabato 18 settembre avevo inserito nel mio programma tutte iniziative che si svolgevano a Modena, per lo più in Piazza Grande: in mattinata la lectio magistralis di Salvatore Natoli su Il governo dell'imponderabile e nel pomeriggio quelle di Peter Sloterdijk, Metafisica dell'occasione, del teologo protestante Juergen Moltmann sulla Speranza, la nascita della libertà dalla forza della speranza, ed infine - nella Chiesa di s. Carlo - il dibattito a quattro

tra Remo Bodei, Maurizio Ferraris, Tullio Gregory e Giovanni Reale, moderato da A. Torno, su Vertigine dell'enciclopedia, l'alfabeto come ordine e come caso. A più d'uno di tutti questi relatori ho fatto dono di copie del mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana, in particolare - parlando in tedesco - a Jurgen Moltmann, che ha molto apprezzato.

La domenica 19.9 è stata occupata in una piacevole passeggiata con amici per Carpi, in uno spuntino in uno dei tanti locali del centro, e - nel pomeriggio - nell'ascolto delle lezioni magistrali del teologo cattolico Piero Coda su Elezione e grazia e del prof. Emanuele Severino su Fato e libertà.
Il primo ha a lungo riflettuto su tutta una serie di concetti teologici (grazia, karis, come imprevedibile dono ed eccesso di bene, il sentirsi guardato dell'uomo dallo sguardo di Dio, s. Paolo e s. Agostino come dottori della grazia, ...) che in me evocavano continuamente sia la fenomenologia che la temporalità delle congiunzioni G-S, anche nel loro concreto accadere storico. Cosa che, nelle domande finali, ho pubblicamente fatto notare, chiedendo al prof. Coda se fosse a conoscenza della singolarità di questo fenomeno astronomico che sembra avere, che a parer mio ha tanta attinenza con tutta la storia ebraica antica, con le origini del cristianesimo e anche con la storia dell'essere, proprio quella che da Parmenide arriva fino ad Heidegger ed oltre. Alla sua risposta negativa, ho colto anche con lui l'occasione di donare una copia del mio libro, augurandomi che vi sia prima o poi una nuova occasione d'incontro e di dibattito.

Della lezione del prof. Severino la cosa che più mi ha colpito è stata la sua insistenza nel pensare/descrivere l'essere in termini esistenzialistici e nel sostenere che ogni (ess)ente, uomo incluso,  passa nel tempo dal nulla, all'essere e di nuovo al nulla, che ciò costituisce quindi una universale oscillazione essere-nulla di tutte le cose. Ha aggiunto verso la fine - e di ciò dovrebbe tenersi conto parlando di metafisica nel nostro tempo - che la differenza tra fautori della libertà (tra questi ha citato Aristotele, Erasmo, ..) e cosiddetti fatalisti (Lutero, Agostino, Calvino,..) sarebbe solo superficiale, proponendosi invece essi tutti solo di gestire l' oscillazione essere-nulla.
Devo dire francamente, con tutto il rispetto per Severino, che a me questa lezione è apparsa da un lato banale e dall'altro confusa. Sulla banalità non credo sia il caso di insistere, la confusione è legata invece alla non conoscenza ovvero all'ignoranza del tipo di oscillazioni fisiche che caratterizzano - nei suoi vari modi di essere e non essere - ed hanno sempre caratterizzato l' ente metafisico fondamentale, cioè le congiunzioni tra Giove e Saturno, dai tempi di Parmenide, Anassimandro ed Eraclito fino a quello di Nietzsche e di Heidegger: si tratta solo di oscillazioni angolari visibili nel tempo nel cielo notturno, legate agli apparenti moti planetari visti da Terra.
Anche al Prof è andata comunque una copia del mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana, che lui ha molto gradito e che spero riesca a leggere nonostante qualche concetto di fisica (cinematica rotatoria) e qualche conticino, raggruppati però in apposite appendici. Visto che, letti titolo e sottotitolo, si è incuriosito ed anche interessato a me, spero di avere - anche con lui - presto qualche occasione di incontro e di dibattito.

Ecco, questo è quanto volevo dirvi, per cui ora pubblico il post. Oggi o domani vedrò magari di aggiungere quelche foto. Grazie a tutti dell'attenzione.

venerdì 24 settembre 2010

Venerdì passato a quest'ora

Venerdì scorso, 17 settembre, a quest'ora (19.00) mi trovavo - come un paio di migliaia di altre persone - in piazza Garibaldi a Sassuolo (Modena), ad ascoltare la lezione magistrale di Massimo Cacciari sulla/e 'Possibilità', nel quadro della 'fortuna' tema del festivalfilosofia 2010 di Modena-Carpi-Sassuolo.

Sebbene l'aria fosse già fresca, il cielo coperto ed a tratti cadesse anche un po' di pioggia, per oltre un'ora nessuno si è mosso e l'attenzione è stata totale alle parole del filosofo, che sottolineava come - pur essendo
noi in definitiva gettati casualmente nel mondo e determinati da tutto quanto, in tutti gli ambiti, ci ha preceduto - tuttavia abbiamo la libertà, la scelta di assistere in certo qual modo passivamente agli eventi del nostro tempo oppure invece di partecipare attivamente, cercando di attuare tutte le nostre possibilità per co-determinare il futuro nei suoi vari ambiti sociale, culturale, politico, .. Siamo cioè 'agiti' dal passato, ma possiamo essere 'agenti' verso il futuro.

Alla fine della conferenza, attendendo pazientemente che Cacciari firmasse tutti i libri che molti gli sottoponevano per l'autografo o la dedica, ho finalmente avuto il piacere di presentarmi di persona, di ricevere una sua cordiale stretta di mano e di sentire che si ricordava benissimo del mio libro (Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana), di me e dei nostri contatti precedenti.

Sebbene avesse già entrambe le mani occupate da borsa, libri e fascicoli vari, ha accettato volentieri due miei lavori in inglese,  l'articolo di undici pagine De Seyn, deciphering Heidegger's works and philosophy at the light of Phenomenology and Temporality of Jupiter-Saturn conjunctions  inviato il 30 gennaio 2010 all' Heidegger Circle americano e l'Abstract inviato il 29.5.2010 a Naumburg, per l'inaugurazione in ottobre del Nietzsche Dokumentation  Zentrum (NDZ), dal titolo Phenomenology and Temporality of Jupiter-Saturn conjunctions shed light upon Nietzsche's 1881 'call' and upon Heidegger's Nietzsche-InterpretationSpero vivamente che se li legga quanto prima con attenzione e che ci sia presto la possibilità di parlarne insieme, a Venezia, a Roma o elsewhere.
                                                  
                                                            *   *   *

Prima del prof. Cacciari avevo ascoltato, alle 15,  l'interessante relazione su Essere e tempo del giornalista di 'Repubblica' Antonio Gnoli, al quale - nel corso del dibattito finale - avevo fatto notare che, in definitiva, in quell'opera manca proprio (come del resto lo stesso Heidegger ha ammesso) la parte che doveva dire qualcosa di quel fantomatico Essere, le cui epocali apparizioni nel corso del tempo sono tanto importanti per l'uomo e per la storia. Anche a lui ho esposto la mia tesi, già presentata qui e altrove, che il mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana possa essere considerato proprio la parte mancante di Essere e tempo, quella parte che Heidegger non seppe o volle scrivere, per la quale comunque - come lui disse - non aveva il linguaggio e forse le conoscenze giusto/e.

Ecco perchè gli ho fatto dono [come più tardi a Marcello Veneziani (che parlava - ore 21 - delle tematiche del suo libro Amor fati)] di una copia del mio libro Congiunzioni ..., che lui ha accettato molto volentieri, con la promessa di una attenta lettura.

mercoledì 22 settembre 2010

200 a. C. : l' èra è iniziata (quella dei Pesci), la situazione è grave ... ora serve un Messia !

Prima di raccontare qualcosa sul Festival della filosofia svoltosi a Modena, Carpi e Sassuolo dal 17 al 19 settembre u.s., per concludere la serie di articoli precedenti sull'èra dei Pesci volevo ricordare un po' la situazione della Palestina e del popolo giudaico all'epoca d'inizio di questo nuovo 'mese cosmico', inizio che - come abbiamo visto - avvenne intorno al 206 a.C.

Nel III secolo a.C. la Palestina - come leggiamo in E. Schuerer, Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo, vol. I, p. 193 - aveva fatto parte, con brevi intervalli, del regno ellenistico-egizio dei Tolemei. "All'inizio del secondo secolo [battaglia di Panias del 200 a.C.], tuttavia, Antioco il Grande [di Siria] fu in grado di assicurarsi il possesso durevole della Fenicia e della Palestina, e allora i Seleucidi subentrarono ai Tolemei nel dominio sul popolo giudaico."
Cultura e civiltà greca già dal tempo di Alessandro Magno avanzavano ovunque in Medioriente e naturalmente neppure la piccola Giudea poteva sottrarsi a questa continua avanzata dell'ellenismo. Fu in questo periodo che due partiti opposti sorsero all'interno della società giudaica, quello degli ellenisti e quello dei 'pii' o hasidim, essendo questi ultimi i rigidi difensori dell'antica fede giudaica.
Questi, in grande sintesi, i problematici lineamenti culturali e politici del popolo giudaico all'epoca in cui Antioco IV Epifane di Siria - re dal 175 al 164 a.C. - assunse il potere, succedendo al fratello Seleuco IV assassinato da un suo ministro. La carica ereditaria di sommo sacerdote israelita era detenuta allora dall' hasidim  Onia III, mentre capo della fazione grecofila era suo fratello Gesù o, con il nome greco che preferiva, Giasone.

Questi decenni e anni prima della vittoriosa rivolta dei Maccabei sono anche gli anni in cui un gruppo spirituale - i precursori degli Esseni di Qumran - incomincia a fare setta a sè e, guidato da un Maestro di giustizia, inizia a rielaborare la dottrina giudaica, attribuendo grande enfasi alla conoscenza - ricevuta per mezzo di rivelazione - delle giuste 'vie' del Signore (conoscenze astronomiche secondo me). Nel cosìdetto Documento di Damasco di questa comunità leggiamo:

.. Ma nel suo ricordo del patto con gli antenati [Dio] lasciò un resto ad Israele e non li abbandonò alla distruzione. E nel tempo della collera, trecento e novant'anni dopo che li aveva consegnati in mano a Nabucodonosor, re di Babilonia, egli li visitò e da Israele e da Aronne fece germogliare la radice d'una pianta destinata ad ereditare la sua terra e ad ingrassarsi con i beni del suo suolo.Ed essi compresero la loro iniquità e riconobbero di essere uomini colpevoli: erano stati come ciechi e come coloro che cercano la strada a tastoni, per vent'anni.
[da L. Moraldi (a cura di), I manoscritti di Qumran, Tea ed., Milano 1999, p. 226]

Nella mia interpretazione, questa teofania che accompagnò la nascita della 'radice coltivata' (il Maestro di giustizia), questa visita di Dio compiuta 390 anni dopo il 597 a.C. (data d'inizio dell'esilio babilonese) - quindi all'incirca nel 207 a.C. - è  la congiunzione Giove-Saturno singola della fine di giugno 205 a.C. nella costellazione dei Gemelli.

Che anche questo gruppo auspicasse l'arrivo, l'avvento di un salvatore del popolo giudaico,di un messia magari più spirituale di quello sognato/atteso dai movimenti politici (penso alla rivolta maccabaica), ciò si può comprendere leggendo un significativo ed emblematico passo degli Inni (Hodayot) di Qumran
[L. Moraldi, op. cit., p. 411]:

.. e colui che farà germogliare
il virgulto di santità
per la piantagione di verità
rimarrà nascosto,
di modo che non si penserà a lui,
non sarà conosciuto
e il suo mistero rimarrà sigillato.

A pag. 351 del suo volume citato, il prof. Moraldi ricorda che la maggioranza dei qumranisti colloca a "poco dopo l'anno 152 [a.C.]" l'epoca di composizione degli Inni di Qumran e che detta composizione è "strettamente connessa al maestro di giustizia e soprattutto con gli inizi della comunità".

Dunque ben prima di Virgilio e lontano da Roma, in quella Palestina sottomessa ora agli uni, ora agli altri, ora ad altri ancora, c'era già - (almeno) un secolo e mezzo prima del sorgere del movimento cristiano - una viva attesa per l'arrivo/avvento di un puer miracoloso o di un Messia in grado di sollevare definitivamente le sorti - per alcuni politiche, per altri spirituali - del popolo giudaico.

giovedì 16 settembre 2010

La convenzione, le coordinate e l'errore sull'inizio dell'èra dei Pesci

Vorrei fare qui una sistematizzazione a proposito dell'epoca del passaggio del punto gamma dell'equinozio di primavera dalla costellazione zodiacale dell'Ariete a quella pure zodiacale dei Pesci, passaggio dovuto come noto allo scorrimento di detto punto sull'eclittica a causa della precessione.

Nei testi che citano detto transito si dice/scrive che esso avvenne intorno al 60 a.C. ed io stesso nel mio primo e finora unico libro Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana, di dieci anni fa, lo collocavo al 55 a.C.(pp. 124-125). Ciò è in realtà errato e l'inizio della grande, anzi lunga, èra dei Pesci - nella quale ancora ci troviamo e per vari secoli ci troveremo - va anticipato di circa centocinquant'anni e correttamente collocato intorno al 206 a.C. Vediamo perchè.

Fino ai primi decenni del secolo scorso le costellazioni non avevano dei limiti, cioè dei confini, internazionalmente concordati/stabiliti ed erano identificati dalle immagini che sin dall'antichità erano state associate e sovrapposte a gruppi di stelle vicine e visibili. Le quali immagini tuttavia dall'antichità fino al 1922-30 (quando l'Unione Astronomica Internazionale decise di andare ad una definitiva convenzione per includere anche stelle non visibili ad occhio nudo e altri 'oggetti' astronomici) per le costellazioni della fascia zodiacale non erano sostanzialmente mai cambiate.

Mentre gli antichi atlanti stellari riportavano inizialmente le sole coordinate eclittiche (come il catalogo stellare di Tolomeo), poi - dal tempo di Tycho Brahe in poi - un doppio sistema di coordinate, quelle eclittiche e quelle equatoriali (cfr. figura a lato), la convenzione IAU 1930 stabilì i confini tra costellazioni con linee spezzate definite nelle sole coordinate equatoriali, cioè Ascensione retta e Declinazione (cfr. figure in basso). Ciò per comodità di
puntamento dei telescopi e per la maggiore semplicità degli algoritmi di calcolo e delle tecnologie di inseguimento (tracking) degli 'oggetti' celesti.

Quel che è avvenuto nel cambio di punto di vista, cioè del sistema di coordinate, nella rotazione del quadro d'immagine e di definizione delle due costellazioni zodiacali adiacenti dell'Ariete e dei Pesci, è che al posto del confine naturale tra le due costellazioni risulta ora definito un confine fittizio, artificiale che è di circa 2 gradi (2°) spostato verso i Pesci. Poichè la velocità del moto precessionale è di circa 1° ogni 71,5 anni circa, in termini di tempo abbiamo che il punto gamma dell'equinozio di primavera era in mezzo, al confine Arieti-Pesci circa 145 anni prima di quanto (60 a.C.) calcolabile in base ai confini artificiali/convenzionali del 1930. 

In base a quanto risultato dal lungo e approfondito dibattito di merito tra lo scrivente e diversi qualificati
 interlocutori, svoltosi nel forum di astronomia moderato,  detto transito Ariete-->Pesci del punto equinoziale gamma si può convenzionalmente pensare essere avvenuto a primavera, all'equinozio del 206 a.C. Nel senso che a partire da questa data esso era/cadeva - anche visibilmente - progressivamente sempre più vicino alle stelle dei Pesci che a quelle dell'Ariete. Nei secoli successivi si sarebbe poi completamente inoltrato tra le stelle dei Pesci, ove si trova e si troverà ancora per almeno cinque secoli.

Da notare che il risultato suddetto è coerente con le osservazioni compiute da Ipparco a Rodi intorno al 130 a.C. su Spica Virginis all'equinozio d'autunno e allo slittamento in longitudine (ca. 2°) di questa stella da lui trovato nel confronto con il catalogo stellare di Timocari ed Aristillo di centocinquant'anni prima (ca. 280 a.C.).

domenica 12 settembre 2010

Epoca d'inizio del 'Magnus saeculorum ordo'

Segnalo a tutti i miei lettori che sul forum di astronomia moderato
http://www.newsland.it/nr/browse/it.scienza.astronomia/index.html
si è svolto qualche tempo fa un interessante dibattito, cui - oltre ad alcuni docenti universitari - ha partecipato tra gli altri anche il sottoscritto, volto a stabilire - con la maggior precisione possibile, sulla base di dati oggettivi - la data ovvero l'epoca di passaggio del punto equinoziale gamma (equinozio di primavera) dalla costellazione zodiacale dell'Ariete a quella adiacente dei Pesci, ove si trova tuttora.
E' risultato che quanto finora noto sulla base di precedenti calcoli (basati sui confini delle costellazioni stabiliti convenzionalmente nel 1928-1930) e cioè che detto transito si sarebbe avuto intorno al 70-60 aC, ciò risulta errato e doversi rivedere, spostando indietro di circa un secolo e mezzo, almeno al 206 a.C., la data di detto transito.

In altre parole l'inizio della cosiddetta 'èra dei Pesci' - nella quale il punto gamma dell'equinozio di primavera si trova tuttora - detto inizio va retrodatato di circa 150 anni e spostato al 206 a.C.  

venerdì 3 settembre 2010

Importanza e significato della IV egloga di Virgilio alla luce della precessione equinoz. e delle congiunzioni G-S tra il 146 ed il 7 a.C.

L' importanza dell'applicazione del nuovo paradigma ermeneutico alla IV egloga di Virgilio risiede nel fatto che esso permette di arrivare a capire bene i motivi astroNomici del clima di vera e propria attesa messianica (attesa di un bambino divino, frutto di una gravidanza celeste) che si era creato già sei-cinque decenni  prima della venuta di Gesù Cristo e del futuro cambio d'epoca nel riferimento calendariale.

Questi motivi astronomici (assunti poi anche a fondamenti metafisici) sono sostanzialmente due:

I) il fatto che - intorno al 50 a.C. - ormai si sapesse [la scoperta della precessione degli equinozi è attribuita ad Ipparco di Nicea (194-120 ca. a.C.), ma probabilmente è precedente] che all'equinozio di primavera (21 marzo) il Sole aveva cessato di sorgere tra le stelle della costellazione dell'Ariete ed aveva iniziato invece a sorgere (c.d. punto gamma) tra le stelle dell'adiacente costellazione zodiacale dei Pesci. In altre parole stava iniziando l'èra astroNomica dei Pesci e ciò, casualmente, proprio mentre stava finendo il settimo secolo ed iniziando l'ottavo secolo dalla fondazione di Roma.

II) il fatto che - molto probabilmente già in Egitto, ma poi anche in Mesopotamia ed in Grecia - venisse  osservato regolarmente (perchè cognitivamente molto importante) uno strano fenomeno astroNomico, quello delle congiunzioni Giove-Saturno multiple (triple/doppie), che aveva la singolare caratteristica di durare all'incirca quanto una gravidanza umana, cioè sette-nove mesi. Una sorta di gravidanza celeste, insomma. Caratteristica questa che già ai faraoni egizi aveva permesso - quando ricevevano questo raro segno di benevolenza e benedizione celeste - di sentirsi e di essere visti/riconosciuti come figli del cielo, ovvero di Dio.

Ora si dà il caso che le uniche due congiunzioni G-S veramente triple di quel tempo siano avvenute una nel 146-145 a.C. nel Cancro ed una nel 7 a.C. nei Pesci e che nei circa 139 anni tra di esse ve ne siano state solo altre due, quasidoppie, quindi molto simili a congiunzioni G-S multiple di lunga durata:  avvenute una nel 125 a.C. nei Pesci ed una - guarda caso -  nel 46 a.C. (l'anno di 445 giorni) in Ofiuco, appunto al tempo del giovane Virgilio, dei quattro trionfi cesariani, della chiamata di Cleopatra (con Tolomeo Cesare) e dell'astronomo Sosigene a Roma, della riforma calendariale, dell'inizio dell'ottavo secolo di Roma oltre che - come visto - dell'èra dei Pesci.

E' questo, secondo me, il contesto astronomico che fa da sfondo e nel quale si inserisce non solo il quasi-messianico puer della IV egloga di Virgilio, ma anche la vicenda del qumraniano Maestro di Giustizia con lo scisma di metà del II sec. a.C. nella classe sacerdotale giudaica di Gerusalemme nonchè, infine, la venuta di Gesù Cristo nel 7 a.C. con tutto quel che ne è seguito.

Da ricordare infine che anche Ottaviano, ormai Augusto, si farà proporre - una ventina di anni dopo della IV egloga - da Virgilio nell'Eneide (l. VI, 791-800), per bocca di Anchise, come "Divi genus", cioè come figlio/puer divino. Che ci tiene però a (far) precisare che "iacet extra sidera tellus", ovvero che "fuor delle stelle (dello zodiaco) è la terra" che vedrà le sue imprese e ove si allargherà il suo regno. Sembra quasi una polemica con chi pensava meno alle conquiste e si occupava invece più di questioni astronomiche/celesti.

Ancora sul 'puer' di Virgilio

A quanto detto sul puer della IV egloga di Virgilio nell'articolo precedente vorrei aggiungere, per sottolineare l' originalità della mia proposta di identificare il puer virgiliano con Tolomeo Cesare o Tolomeo XV (47-30 a.C.),  ancora quanto scrissi dieci anni fa nella nota n. 36 a pag. 133 del mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana. Scrissi:

Sin dall'antichità sono stati fatti tentativi di dare un'identità precisa al puer della IV egloga virgiliana, cfr. A. Roncoroni, Antiqua exquirite matrem, Signorelli ed., Milano 1997, p. 218.
Ivi si ricorda dapprima che Asinio Gallio, figlio di Pollione, rivendicò pubblicamente a sé l'onore di essere il puer. Poi che, secondo alcuni studiosi, Virgilio avrebbe pensato al figlio che doveva nascere dal matrimonio tra Marco Antonio (console nel 44) ed Ottavia, sorella di Ottaviano: ma nacque una femmina. Secondo altri studiosi, il puer sarebbe da identificare con Ottaviano stesso [alla luce di Eneide, VI, 791-800; mia nota odiena] oppure con il suo figliastro Marcello. A. Roncoroni aggiunge poi: "Determinante dal punto di vista della storia della cultura, per quanto priva di senso da quello puramente esegetico, è invece l'identificazione profetica del puer con il Cristo Redentore", sostenuta da Costantino, Eusebio di Cesarea e s. Agostino. Ad essa si oppose già, con fermezza, s. Girolamo (Epistulae 53,7), che definì puerilia questi tentativi. A. Roncoroni ricorda che, ciononostante, "questa ipotesi, entusiasticamente accettata da gran parte della cristianità medioevale (non del tutto, però, da Dante), sopravvisse per secoli. Fu confutata per la prima volta con decisione solo dal razionalismo illuminista di G. Heyne (1767), ..".

mercoledì 1 settembre 2010

Il 'puer' della virgiliana IV egloga

Assistendo qualche sera fa alla presentazione di un nuovo libro sulle Bucoliche di Virgilio [la traduzione in endecasillabi sciolti (con testo latino a fronte) del prof. Luciano Pranzetti, edita dal Centro Incontri Culturali, Civitavecchia 2010], m'è sovvenuto quanto scrissi dieci anni fa sulla IV egloga virgiliana nel mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana, alle pp. 128-135. Di ciò vorrei ora farvi un cenno, come dimostrazione della potenza esplicativa del nuovo paradigma ermeneutico.

Com'è noto, le Bucoliche (o egloghe) sono un'opera giovanile di Virgilio (Mantova 70- Brindisi 19 a.C), quella che gli diede la prima notorietà a Roma (anche se per il decennio 50-40 possediamo poche notizie biografiche). Discostandosi dalla rievocazione nostalgica del mondo agricolo e pastorale della sua infanzia condotta nelle altre egloghe, rievocazione ispirata al poeta greco siracusano Teocrito, nella IV egloga il poeta mantovano si eleva in una sorta di canto profetico per la nascita e crescita di un fanciullo divino, che viene o è da poco venuto al mondo mentre redeunt Saturnia regna e mentre inizia un nuovo grande ordine di secoli, una nuova èra.

Questa egloga ha creato problemi interpretativi e di datazione sin dall'antichità ed oggi la gran parte dei commentatori ritengono che essa, apparentemente dedicata ad Asinio Pollione (console nel 40 a.C.) e a suo figlio Asinio Gallo, derivi in realtà dal rimaneggiamento di una stesura precedente (di circa un anno o poco più), epitalamio per le nozze di Antonio con Ottavia (sorella di Ottaviano), matrimonio durato poco.

Non starò ora a riscrivere qui tutte le considerazioni ed analisi esposte nelle otto pagine del mio libro (pp. 128-135) dedicate alla questione, rinviando ad esse i lettori desiderosi di maggiore approfondimento: ricorderò qui solo - per semplificare la comprensione di quanto segue - che dal 1° gennaio del 45 a.C. entrò in vigore per decreto di Giulio Cesare il nuovo calendario (365 giorni e 1/4, con mesi non più lunari ma dell'odierna lunghezza). Riporterò invece in forma sintetica le conclusioni cui sono giunto, conclusioni che - per quanto innovative ed importanti - sono solo un esempio delle riletture che in nuovo paradigma ermeneutico ci permette di fare relativamente a  problematici topoi di antichistica. Dunque, secondo me:

I) concordo sull'ipotesi che la IV egloga come noi oggi la conosciamo sia il risultato di un rimaneggiamento di una stesura precedente, ma penso che la datazione della prima stesura vada anticipata non di uno ma di circa 6 anni (all'autunno del 46 a.C.);

II) il 'magnus ab integro saeclorum.. ordo' , cioè il nuovo grande ordine di secoli, ovvero la nuova èra, che sta nascendo (verso 5) altro non è che l' èra dei Pesci (nella quale ci troviamo tuttora e ci troveremo per almeno un altro secolo), caratterizzata dal fatto che il c.d. punto gamma dell'equinozio di primavera proprio intorno al 50 a.C. incominciò a cadere nella costellazione zodiacale dei Pesci (e non più nella precedente costellazione dell'Ariete);

III) i Saturna regna che redeunt (v. 6) mentre inizia l'era di cui sopra è un chiaro riferimento alla fenicea, cioè multipla, congiunzione Giove-Saturno che ebbe luogo (cfr. grafici ora dietro al titolo del blog) tra gennaio ed agosto-settembre proprio di quell'anno 46 a.C.,  nella costellazione di Ofiuco (tra Scorpione e Sagittario);

Cleopatra e suo figlioTolomeo C.
IV) il puer nato dopo decem menses (v. 61; quindi prima della riforma calendariale, quando i mesi - lunari - erano più brevi) intorno al 46 a.C., che "riceverà la vita dagli dei, vedrà gli eroi assieme con gli dei e sarà visto egli stesso da essi, e reggerà il mondo pacificato per le virtù paterne" non può essere altro che Tolomeo Cesare (poi detto Cesarione), nato ad Alessandria a giugno o settembre del 47, figlio della regina Cleopatra e di Caio Giulio Cesare, il quale ultimo - pacificato tutto il mondo - nell'agosto/settembre del 46 celebrava a Roma ben quattro trionfi (ex Gallia, ex Aegypto, ex Ponto, ex Africa de rege Iuba).
Riassumendo:
la IV egloga fu inizialmente scritta dal ventiquattrenne Virgilio nell'autunno del prolungato anno 46 a.C., mentr'era da poco iniziata l'èra astroNomica dei Pesci e mentre si stava concludendo una lunga congiunzione Giove-Saturno in Ofiuco, come composizione augurale dedicata a Tolomeo Cesare, in occasione della sua prima venuta a Roma (ca. 1 anno) con la madre Cleopatra, della celebrazione da parte di Giulio Cesare di ben quattro trionfi e della sua decisione di introdurre - entro pochi mesi - il calendario solare.

Per motivi ancora da chiarire, l'egloga così inizialmente concepita e dedicata forse non arrivò a Cleopatra e/o a Cesare e comunque non fu pubblicata nei sedici- diciassette mesi (parte del 46, tutto il 45 e i primi mesi del 44, fino alle idi di  marzo) che al condottiero rimanevano ancora da vivere. Morto Cesare (15 marzo 44 a.C.), Virgilio tenne l'egloga nel cassetto per alcuni anni. Fino alla revisione e ridedicazione di essa durante il consolato di Pollione, dopo la pace di Brindisi tra Antonio ed Ottaviano (primi di ottobre del 40 a.C.): pace che, insieme al matrimonio di Antonio con Ottavia, sorella di Ottaviano, sembrò schiudere nuovamente e definitivamente le porte di una pacifica età dell'oro.

Come scrivo a pag. 135 del mio libro, l'aspetto drammatico della vicenda di Tolomeo Cesare, quel puer che secondo gli auspici dell'iniziale egloga virgiliana doveva essere il simbolo ed il fortunato testimone dell'inizio di un 'nuovo grande ordine di secoli' (leggi 'èra dei Pesci') e di una apollinea e pacifica età dell'oro, è che egli finì invece strangolato all'età di 17 anni per ordine di Ottaviano, poco dopo il suicidio della trentanovenne madre Cleopatra (primi di settembre del 30 a.C.) dopo la sconfitta di Azio. Come dice A. Spinosa: "Eliminare Cesarione equivaleva a sgombrare una volta per tutte il campo dal pericolo di ritrovare sulla propria strada un figlio effettivo di Cesare, tenendo presente il fatto che lui, Ottaviano, era del dittatore soltanto un figlio adottivo." 

mercoledì 25 agosto 2010

Breve ed ermetica considerazione sulla.. brocca

Sebbene io non abbia ancora messo a fuoco bene, cioè completamente ricostruita, l'intera evoluzione del concetto filosofico-metafisico di brocca (Krug) nella cultura tedesca, tuttavia posso già dirvi con sicurezza che tutti coloro che hanno scritto di questa cosa meglio avrebbero fatto a parlare di bicchiere, sì di bicchiere e precisamente di un bicchiere di tipo tumbler: quello più slanciato dei tre, quello che gli inglesi chiamano Collins glass.

Che sarebbe poi questo --> http://it.wikipedia.org/wiki/Collins_glass

lunedì 23 agosto 2010

Ueberwindung der Metaphysik

Riconsegnati ad una biblioteca pubblica La mia vita di Nietzsche e i suoi Frammenti Postumi 1872-73, ho preso in prestito - tra gli altri - Saggi e Discorsi (Vortraege und Aufsaetze) di Heidegger, in una edizione di qualche anno fa (Mursia, 1991, 1976 !!) a cura di Gianni Vattimo, che solo da qualche tempo ho scoperto essere uno dei massimi esperti italiani del filosofo alemanno.

Esaminata la struttura del volume, che nell'originale tedesco è del 1954, e la datazione dei vari saggi che contiene, mi son fatto il seguente piano di lettura: prima l' Introduzione di Vattimo, poi l' Oltrepassamento della metafisica, Aletheia (Eraclito framm. 16) , La cosa, Logos (Eraclito fr. 50), ".. Poeticamente abita l'uomo..." e via via tutto il resto.

Al momento ho letto l' Introduzione di Vattimo, che - non essendo datata - non si capisce se è del 1976 oppure del 1991, e l' Oltrepassamento della metafisica, saggio che si compone di XXVIII brani sulla Verwindung risalenti per lo più al periodo 1936-1946. Dalla prima lettura ho registrato l'atteggiamento di Gianni Vattimo di cercare di capire da questi Saggi e Discorsi del 1936-46 il senso compiuto dell'incompiuto e problematico Essere e Tempo del 1927 e la sua riflessione conclusiva, che mi sembra un po' sconsolata, sull'analogia tra il modo di pensare heideggeriano e le libere associazioni del dialogo psicanalitico. "Il pensiero che Heidegger esercita ha forse soltanto un analogo, apparentemente remoto ma di significato convergente, nel Novecento: è quello che si mette in moto nel dialogo psicanalitico. Non è un caso, forse, che il pensiero ultrametafisico di Heidegger chiami se stesso 'pensiero rammemorante' (Andenken)."[op. cit., p. XVII]

Quanto ai ventotto brani dell' Oltrepassamento della metafisica, devo dire che ad una lettura veloce in nessuno di essi io ho visto nè oltrepassamento, chiarimento, nè scomparsa o trapasso della metafisica. Probabilmente perchè, secondo Heidegger, è vero che la metafisica "è entrata nel suo tra-passare (Ver-endung)", ma "Il trapasso dura più a lungo della storia che la metafisica ha avuto fino ad oggi." [op. cit. p. 46]: potrebbe insomma - secondo lui - durare venti/venticinque secoli!! Mi è venuto il dubbio - leggendo ciò - ch'io attribuisca al filosofo della Foresta Nera più conoscenze sui fondamenti fisici della metafisica di quante lui effettivamente ne possedesse, nonostante le visite a Todtnauberg di amici fisici eminenti. Ma su ciò dovrò naturalmente riflettere bene e tornare assai più diffusamente in futuro.

Risfogliando le pagine di questo libro da 45 a 65, trovo di aver sottolineato - oltre ad alcuni riferimenti al Geviert e alla cosa - una frase di Heidegger che condivido: "Il rovesciamento del platonismo, in base al quale per Nietzsche il sensibile diventa il mondo vero e il soprasensibile il mondo non vero, rimane completamente all'interno della metafisica." [p. 51]
Come dire che esso non costituisce un superamento ed una chiarificazione della vecchia metafisica, ma solo una nuova metafisica, quella nietzscheana della volontà di potenza E dell'eterno ritorno dell'uguale.

mercoledì 11 agosto 2010

1821-22 : Visions of Judgment

Mentre facevo una certa ricerca sul giovane Nietzsche, sono arrivato - passando per il poeta tedesco Ernst Ortlepp (1800-1864) - ad una simpatica storia inglese che vede coinvolti il 'poeta laureato' del tempo (anni 20 dell'Ottocento), Robert Southey, ed un lord anticonformista, nientemeno che George Gordon Byron.

La storia prende l'avvio con la morte del re d'Inghilterra Giorgio III, avvenuta il 29 gennaio 1820 al castello di Windsor. Il regno di questo re, terzo della dinastia reale tedesca degli Hanover, ma primo ad essere nato in Inghilterra e a parlare inglese come lingua madre, era stato molto lungo, essendo durato dal 1760 al 1820, anche se negli ultimi dieci anni il re era stato completamente esautorato a causa delle sue numerose malattie fisiche e mentali. Numerose e lunghe guerre caratterizzarono il regno di Giorgio III sia in Europa, che in Africa, America ed Asia; tra queste quelle che portarono alla nascita degli Stati Uniti d'America e quelle contro la Francia rivoluzionaria e poi napoleonica, periodo che si concluse solo nel 1815.

Su questa figura controversa e discussa di regnante, che non doveva essere molto amata in Inghilterra se un suo primo ministro (Spencer Percival) era stato anche assassinato, su questa figura il poeta di corte Robert Southey scrisse e pubblicò nel 1821 una lunga ed elogiativa ode dal titolo A Vision of Judgement ove lui immaginava l'ascensione al cielo dell'anima del re, il favorevole giudizio su di essa da parte di una corte celeste, la conseguente ammissione in paradiso e la riunione di essa con quelle di tutti i suoi familiari e degli altri regnanti.

Quest'ode suscitò in tutto il mondo letterario e giornalistico inglese un'ondata di vivaci proteste e feroci critiche, di cui si fece poi portavoce finale il trentatreenne Lord Byron, che era stato tirato in ballo da Southey come presunto capofila di una "Satanic school". L' anno successivo 1822, con lo pseudonimo di 'Quevedo Redivivus' Byron pubblicò una ironica e sarcastica replica dal titolo The Vision of Judgment, ora famosa, ove immaginava la stessa scena ma da una prospettiva politica completamente differente.

Quel che io ho notato in tutta questa poetica storia di visioni e di giudizi contrapposti sull'anima di Giorgio III è che essa si svolse mentre una certa 'corte' celeste - quella formata da Giove e da Saturno - stazionava/sedeva in quegli anni 1821-22 (come si vede dai grafici qui a sinistra) sulla testa dei poeti e di tutti. Il che giustifica a parer mio ogni opportuno approfondimento sui due poemi, come pure sulle parole con cui Byron conclude la premessa al suo The Vision of Judgment:

"With regard to the supernatural personages treated of, I can only say that I know as much about them, and (as an honest man) have a better right to talk of them than Robert Southey. I have also treated them more tolerantly. The way in which that poor insane creature, the Laureate, deals about his judgments in the next word, is like his own judgment in this. If it was not completely ludicrous, it would be something worse. I don't think there is much more to say at present."