lunedì 21 dicembre 2009

Fenomenologia della Stella di Betlemme - Phenomenology of the Star of Bethlehem

The diagram you see here links is relative to an astroNo-
mical phenomenon which took place during the year 7 BCE in the zodiacal constellation of Pisces and which was terminating in these days of December of that year.

This diagram can be generated by anyone of you by means of an astroNomical software and refers to the triple conjunction between the two naked-eye-visible planets Jupiter (the royal star) and Saturn (El, the star of Ysra_el). Almost the totality of scholars who studied the question (and I among them) has the opinion that this is the 'star' of the Gospel according to Matthew [Mt 2, 1-2]. As can easily be seen in the diagram [points of minimum of the red curve (note 1)], the three longitude alignments of the planets took place at the following dates:

1) May 29th, 7 BCE,
at about L(geocentric longitude)=351° with a residual angular distance of 59' 6";

2) October 1st,
at about L= 347° with a r.a.d. of 58' 29" and finally

3) December 5th, 7 BCE
at about L=345° with a r.a.d. of 1° 3' 15".

From an astroNomical point of view, this J-S triple conjunction wasn't very particular among other similar conjunctions, because: a) the time interval between the first and the second alignment amounted to more than 4 months while that between the second and the third alignment amounted to only 64-65 days; b) the two planets remained at about one degree of angular distance, that is about the double of the full moon apparent diameter.

On this day (December 21th) the uncommon J-S triple conjunction was practically at its end: Jupiter was newly at the link side (eastwards) of 'its father' Saturn and their angular velocity were such that their angular distance of 1° 25' was growing at the rate of about 3' per night.

* * *

[1 ] For computing technique reasons astronomical software programs indicate with a minus sign (-) the years 'before Christ' or 'Before Common Era, BCE' according to the following rule

- n (softw. programs) = (n + 1) BCE (historical)

venerdì 11 dicembre 2009

La mia fenomenologia e quella di Husserl

Poichè in qualcuno degli ultimi post ho parlato delle mie tesi dicendo che esse si basano su e includono una fenomenologia delle congiunzioni Giove-Saturno, avendo ora letto qualcosa di Husserl volevo precisare che nel mio caso *non* si tratta di transzendentale Phaenomenologie, ma di fenomenologia strettamente fisico-matematica di quel fenomeno astroNomico; diciamo pure - e forse meglio, cioè più appropriatamente - di fisica di quell'importante fenomeno planetario osservato e registrato sin dall'antico Egitto (e fors'anche dall'antica Cina).

Questa precisazione si rende necessaria perchè ho letto dei brani di Husserl di definizione della fenomenologia dai quali si deduce che nella sua visione questa disciplina aveva una forte connotazione soggettiva e psicologica, mentre io al contrario nello studio di quel particolare fenomeno che ho identificato come l'ente base della metafisica ho adottato un criterio rigorosamente oggettivo e scientifico nel senso proprio della scienza moderna, galileiana.

Scriveva ad esempio Husserl [La storia della filosofia e la sua finalità, Città Nuova ed., Roma 2004, p. 9]:
La fenomenologia è "una scienza nuova ... omnicomprensiva del conoscere in generale da intendere nel senso più ampio, nella quale viene messa teoreticamente in questione la totalità delle strutture della percezione, del ricordo, della libera fantasia, per quanto possano essere primitive, allo stesso titolo di ogni forma di teorizzazione scientifica aprioristica ed empirica.

Ma - aggiunge Husserl - in ultima analisi verremmo sospinti ancora oltre. Chi se la sentirebbe di separare la soggettività conoscitiva dalla soggettività che ha dei sentimenti, delle tendenze, dei desideri, delle volizioni, che compie delle azioni, dalla soggettività che, in senso superiore e inferiore, valuta ed è attivamente operante secondo scopi?".

E' evidente che qui c'è un atteggiamento troppo personale e soggettivo nell'approccio allo studio dei fenomeni, contrastante secondo me con quello oggettivo postulato dalla scienza moderna. Che è poi quello da me adottato nello studio e nelle descrizioni delle congiunzioni G-S riportate nelle Appendici I-II-III-IV-V del mio "Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico cristiana".

lunedì 7 dicembre 2009

Riflessione pomeridiana

Ora ve la presento in forma sintetica, ma non mancherò di dimostrarla in modo rigoroso nelle sedi appropriate:

Più tempo passa, più leggo e approfondisco, più mi rendo conto
di quanto e di come il mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana sia complementare al Sein und Zeit di Heidegger. E ciò sebbene io, di formazione tecnico-scientifica, dieci anni fa (quando concepii e scrissi il mio libro) di Heidegger non conoscessi neppure il nome, figurarsi la filosofia! Colgo anzi l'occasione per precisare di aver acquistato la mia copia di Essere e Tempo, ed. Longanesi 2008, soltanto il 6 luglio 2008, come mi ricorda lo scontrino della libreria, spillato dietro il volume.

Mi viene ormai costantemente da pensare, infatti, che tutta la parte delle cinque Appendici del mio libro, con l'accurata descri-
zione fisico-matematica (quindi fenomenologica) delle congi-
unzioni Giove-Saturno, singole e multiple, sia nella sua essenza proprio la parte che Heidegger avrebbe inizialmente voluto/
pensato-di scrivere nella sezione terza (sez. 3) della Parte prima del suo Essere e Tempo e che invece non seppe o non volle mai scrivere, forse per timore di togliere al suo Sein/Seyn quel certo alone di mistero che invece riuscì sempre a mantenergli.

martedì 1 dicembre 2009

L' ambito della ricerca filosofica heideggeriana: Esserci e vita fattuale, essere e gravità(zione)

Seguendo un mio particolare percorso di ricerca su Heidegger e sulla sua filosofia, percorso che su questo blog mi ha già portato a fare delle afferma-
zioni piuttosto impegnative ed importanti, alla ricerca di ulteriori conferme alle mie intuizioni ho iniziato ora a leggere il Natorp-Bericht ovvero lo scritto heideggeriano Interpretazioni feno-
menologiche di Aristotele, che risale come noto all'autunno 1922. L'ho scaricato e stampato ieri sera, anzi stanotte verso l'una passata, dall'ottimo sito della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Uni
versità degli Studi di Palermo, precisamente dalla sezione del Dipartimento di Filosofia, Storia e Critica dei Saperi (FIERI).

Arrivato a pagina 3 (169), dopo aver già letto tutta una serie di proposizioni che mi confermano le mie precedenti intuizioni nell'interpretazione di Heidegger, ne trovo alcune - sull'oggetto della ricerca filosofica - (per me) talmente chiare che non posso trattenermi dal riportarvele qui, per convincervi di quanto vado esponendo su questo blog sul fondamento astronomico della metafisica occidentale. Scrive dunque, sottilmente da par suo, Heidegger (ma ho evidenziato io):

"L' oggetto della ricerca filosofica è l' esserci umano in quanto da essa interrogato rispetto al suo carattere d'essere. Questo ori-
entamento fondamentale del domandare filosofico non è imposto dall'esterno e come avvitato a forza sull'oggetto interrogato, la vita fattuale, ma è da intendersi come l'esplicito coglimento di una motilità fondamentale della vita fattuale stessa, che sta nella moda
lità per cui, nella concreta maturazione temporale del suo essere, si prende cura di questo, e ciò anche laddove scansa via se stessa. La vita fattuale ha il carattere d'essere di patire il peso di se stessa. La dimostrazione più evidente di ciò è la tendenza della vita fattuale a prendersela comoda. In questo patire il peso di se stessa la vita, secondo il senso fondamentale del suo essere, e non nel senso di una proprietà accessoria, è gravosa. Se essa è auten-
ticamente ciò che è in tale esser-di-peso ed esser-gravosa allora la modalità d'accesso ad essa genuinamente adeguata e la sua modalità di custodia potranno consistere esclusivamente in un render gravoso. Se non vuole mancare completamente il suo oggetto la ricerca filosofica può solamente attenersi a questo obbligo." [op. cit., trad. di A. Ardovino e A. Le Moli.]

Bene, dovete sapere che appena ho letto questo brano, anzi mentre lo stavo ancora leggendo, mi son venute da pensare, con riferimento ad Heidegger, due cose: il proverbio 'la lingua batte dove il dente duole' e l'associazione peso-gravità-gravitazione, o prima questa e poi quello (ora, nell'eccitazione e nella fretta di comunicarvelo, non ricordo esattamente; ma è indifferente, importante è la sostanza!).
Ora continuo nella lettura, buona giornata a tutti!