giovedì 15 ottobre 2009

The puzzling Naram-Sin's victory stele

Lasciando per un momento da parte le tematiche storico-filosofiche degli ultimi secoli, facciamo un salto indietro nel tempo di oltre quattromila anni e laterale, verso est, di quattro o cinquemila chilometri per parlare di una ben eseguita e ben conservata stele di calcare rosa ritrovata nel 1898 da un archeologo francese a Susa, nella regione iranica anticamente denominata Elam (a destra dell'attuale Kuwait), ed ora conservata al Louvre di Parigi (immagine qui a sinistra).
Secondo quanto a più riprese è stato inciso direttamente sull'eccezionale manufatto, la stele (alta ca. 2m e larga 1.5m) fu portata a Susa come bottino di guerra nel XII sec. a.C. da un re elamite, ma è originaria di Sippar (a nord di Babilonia) e celebra la vittoria del quarto re della dinastia accadica, Naram-Sin (nipote di Sargon I, regnò dal 2255 al 2219 a.C.) sulla popolazione dei monti Zagros, quei monti a nord-est della Mesopotamia da cui scendono una serie di affluenti di sinistra del Tigri.

Come si vede nell'immagine precedente, la famosa stele (datata a circa il 2230 a.C.) rappresenta Naram-Sin che, in atto di salire verso i monti Zagros e adornato di un elmo con le corna (emblema di potere divino), troneggia sul suo ordinato esercito e sopra i suoi nemici sconfitti guardando in alto - lui e tutte le figure della scena - verso una coppia di corpi celesti visibili in alto. Secondo gli studiosi è questa probabilmente la prima volta nella storia che un re è stato rappresentato come un dio. Anche da altre iscrizioni ufficiali è noto infatti che il nome di Naram-Sin, durante il cui regno l'impero accadico raggiunse l'apice del suo sviluppo, era preceduto da un determinativo, da una qualificazione divina.

Vi starete chiedendo a questo punto perchè ho pensato di scrivere questo post sulla stele del nipote di Sargon I. La qual cosa è presto detta: mi hanno incuriosito quei due corpi celesti, che qualche commentatore qualifica come stelle (".. in cui due stelle risultano chiaramente adorate da un sacerdote e da un gruppo di fedeli.") e qualcun altro come il disco solare ripetuto più volte (".. above it [the peak] the solar disk figures several times, and the king pays homage to it for his victory." oppure altrove "Above Naram-Sin, solar disks seem to radiate their divine protection toward him, while he rises to meet them.").

Bene. Io, forse perchè convinto della grande importanza del fenomeno delle congiunzioni Giove-Saturno in tutte le tradizioni storico-religiose del vicino oriente, sono andato a verificare e guardate cosa ho trovato.
Ho trovato che tra i primi di gennaio e la fine di luglio dell'anno 2230 a.C., quindi proprio durante il regno di Naram-Sin e all'epoca della realizzazione della famosa stele, ebbe luogo una congiunzione Giove-Saturno multipla, doppia per l'esattezza.
Ecco, quel che ora io penso e che propongo come nuova interpretazione alla comunità degli studiosi degli antichi imperi mesopotamici, è che le due stelle che figurano nella stele della vittoria di Naram-Sin rappresentano in realtà - con grande probabilità - i due pianeti Giove e Saturno in congiunzione, la congiunzione G-S doppia i cui due allineamenti si verificarono il 19 gennaio ed il 23 luglio del 2230 a.C.
Detto in altre parole, la scena riportata nella stele rappresenta l' unzione divina di Naram-Sin ad opera della congiunzione fenicea Giove-Saturno del 2230 a.C., una sorta di sua elezione e proclamazione a messia degli accadi.
Anche se, ironia della storia, il grande impero che si estendeva dall'Anatolia e dalle coste del Mediterraneo fino al Golfo Persico e all'altopiano iranico, sopravviverà a Naram-Sin meno di cinquant'anni. Com'è successo altre volte nella storia ad imperi e Reich già ritenuti millenari.


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